Quando si parla di neutralità climatica, di obiettivi planetari di riduzione delle emissioni di gas serra e di uscita dall’era dei combustibili fossili bisogna stare molto attenti alle trappole mediatiche e ai facili ottimismi.
Il ritorno degli Stati Uniti nella partita contro il cambiamento climatico, annunciato con forza dal Presidente Biden, è certamente un’eccellente notizia.
Come è stato certamente un momento importante quello del vertice dei capi si stato e di governo convocato proprio da Biden per il 22 e 23 aprile, in occasione della giornata mondiale della Terra del 2021. Però i quaranta leader invitati dalla Casa Bianca all’incontro virtuale pubblico trasmesso in streaming, per quanto importanti e influenti, da soli non bastano.
Troppi assenti
Basta scorrere l’elenco degli invitati, riportato in fondo a questo articolo, per notare che sono troppe le assenze per rendere possibile l’obiettivo tanto sbandierato della neutralità climatica al 2050.
Ma non è tutto, perché le società petrolifere appartenenti proprio ai paesi i cui leader erano presenti in pompa magna alla sfilata dei leader convocata da Biden, sono proprio quelle che stanno rendendo impossibile il raggiungimento dell’obiettivo con le loro azioni in tutto il mondo.
Time Magazine
Il Time Magazine la pensa allo stesso modo e ha dedicato un articolo proprio alla denuncia delle assenze.
Più che i presenti, infatti, quando si parla di emissioni che influenzano tutti a prescindere dal punto in cui sono originate, contano purtroppo gli assenti.
Uganda e Tanzania
I presidenti di Uganda e Tanzania, pochi giorni prima del summit dei leader, hanno firmato un accordo con la francese Total e la cinese China National Offshore Oil Corporation per iniziare la costruzione di un nuovo gigantesco oleodotto.
L’infrastruttura comporterà investimenti per miliardi di euro e collegherà i campi di estrazione di petrolio in Uganda con la costa della Tanzania con la posa di circa 1.400 chilometri di grossi tubi destinati a trasportare petrolio.
Quindi tonnellate e tonnellate di carbonio destinate a diventare, grazie alla combustione, un’immensa nuvola di CO2 emessa in atmosfera. Proprio quella CO2 che intanto il presidente francese Macron e quello cinese Xi Jinping hanno detto di voler ridurre nel Summit di Biden.
Oleodotto dell’Est Africa
L’oleodotto EACOP – East Africa Crude Oil Pipeline sarà completato nel 2025 e porterà l’Uganda al quinto posto tra i più grandi produttori di petrolio dell’Africa sub-sahariana.
I presidenti Samia Suluhu Hassan (Tanzania) and Yoweri Museveni (Uganda) hanno annunciato la partenza del progetto, presentato alcuni anni fa, come una grande vittoria per lo sviluppo economico dell’area.
I due leader guardano giustamente alle ripercussioni di sviluppo che la grande opera porta con sé.
Sviluppo vecchio stile
Peccato che il costo ambientale certo di questo possibile sviluppo socio-economico sia enorme.
Le emissioni provocate dal petrolio estratto ed esportato sono stimate in 34 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Questo mentre le emissioni totali dell’Uganda sono oggi valutabili in 5,5 milioni di tonnellate.
Quindi le emissioni generate dal combustibile trasportato dall’oleodotto saranno oltre sei volte quelle attuali del paese esportatore.
Clicca qui per visitare il sito dell’oleodotto con tutti i dettagli dell’opera.
Poco a nord di Zanzibar
Il tracciato dell’oleodotto porterà il petrolio ugandese poco sopra la meravigliosa isola di Zanzibar, a due passi dal confine con il Kenya.
Tante parole e pochi fatti
La lotta ai cambiamenti climatici rimane più argomento di comunicazione che motivo di reale cambiamento nei progetti di sviluppo.
Le nazioni calcolano le loro emissioni, ma non quelle provocate dagli investimenti delle loro multinazionali petrolifere. E gli obiettivi a breve termine continuano ad essere falliti.
Lista dei quaranta invitati
Lista degli invitati dal Presidente degli Stati Uniti al Summit:
- Prime Minister Gaston Browne, Antigua and Barbuda
- President Alberto Fernandez, Argentina
- Prime Minister Scott Morrison, Australia
- Prime Minister Sheikh Hasina, Bangladesh
- Prime Minister Lotay Tshering, Bhutan
- President Jair Bolsonaro, Brazil
- Prime Minister Justin Trudeau, Canada
- President Sebastián Piñera, Chile
- President Xi Jinping, People’s Republic of China
- President Iván Duque Márquez, Colombia
- President Félix Tshisekedi, Democratic Republic of the Congo
- Prime Minister Mette Frederiksen, Denmark
- President Ursula von der Leyen, European Commission
- President Charles Michel, European Council
- President Emmanuel Macron, France
- President Ali Bongo Ondimba, Gabon
- Chancellor Angela Merkel, Germany
- Prime Minister Narendra Modi, India
- President Joko Widodo, Indonesia
- Prime Minister Benjamin Netanyahu, Israel
- Prime Minister Mario Draghi, Italy
- Prime Minister Andrew Holness, Jamaica
- Prime Minister Yoshihide Suga, Japan
- President Uhuru Kenyatta, Kenya
- President David Kabua, Republic of the Marshall Islands
- President Andrés Manuel López Obrador, Mexico
- Prime Minister Jacinda Ardern, New Zealand
- President Muhammadu Buhari, Nigeria
- Prime Minister Erna Solberg, Norway
- President Andrzej Duda, Poland
- President Moon Jae-in, Republic of Korea
- President Vladimir Putin, The Russian Federation
- King Salman bin Abdulaziz Al Saud, Kingdom of Saudi Arabia
- Prime Minister Lee Hsien Loong, Singapore
- President Matamela Cyril Ramaphosa, South Africa
- Prime Minister Pedro Sánchez, Spain
- President Recep Tayyip Erdoğan, Turkey
- President Sheikh Khalifa bin Zayed Al Nahyan, United Arab Emirates
- Prime Minister Boris Johnson, United Kingdom
- President Nguyễn Phú Trọng, Vietnam
Clicca qui per vedere la lista e la descrizione dell’evento direttamente sul sito della Casa Bianca.