Yamaha punta ai motori elettrici per automobili ad elevate prestazioni. La grande azienda giapponese ha infatti annunciato di aver portato a termine lo sviluppo di una linea di motori elettrici per utilizzi automobilistici. Nel febbraio 2020 c’era stata l’apertura degli ordini, meno di un mese fa invece sono arrivate le prime immagini e i primi dati.
Un motore per ruota
I motori sono sincroni a magneti permanenti, raffreddati ad olio e con potenze che vanno da 35 a 350 kW e coppie fino a 700 Nm. La Yamaha punta a sistemi multimotore fino a 4 unità, ognuna dotata del proprio inverter e in grado di controllare la singola ruota. Il sistema più potente raggiunge gli 1,47 MW (2.000 cv).
La business unit αlive
Yamaha punta alle auto elettriche non solo per i motori. Ha infatti stabilito una business unit denominata αlive. Al suo interno ci sono anche ammortizzatori di nuova concezione e generatori di rumore. I primi sfruttano un meccanismo viscoso e, al contrario di quelli tradizionali, funzionano prevalentemente in estensione.
Il rumore tra suono e musica
Ancora più interessanti sono i generatori di rumore. Sono infatti in grado di emettere il sound artificiale di un motore a scoppio o di altro tipo come quello delle navicelle spaziali. Yamaha è probabilmente l’unico marchio al mondo che può vantare un’esperienza che abbraccia tutte le fonti sonore.
Yamaha è probabilmente l’unico marchio al mondo che può vantare un’esperienza che abbraccia tutte le fonti sonore
L’esperienza che suona e risuona
Come è noto infatti Yamaha ha nel proprio marchio tre diapasson e produce strumenti musicali, impianti audio e altre fonti di musica per le orecchie degli appassionati: le moto. Un patrimonio ideale al quale la casa di giapponese fa appello quando, parlando dei suoi motori elettrici, utilizza il motto “resonating experience”.
Distanze solo apparenti
Dunque la nuova mobilità secondo Yamaha ha necessariamente una natura sonora e per questo a Iwata sono convinti di poter dire la loro. Anche in un campo che a loro sembra alieno come l’automobile. Ma solo in apparenza. Yamaha infatti ha spesso lambito il mondo automotive, in modo più o meno marcato.
Dunque la nuova mobilità secondo Yamaha ha necessariamente una natura sonora e per questo a Iwata sono convinti di poter dire la loro. Anche in un campo che a loro sembra alieno come l’automobile. Ma solo in apparenza
Dalla Croma alla XC90
Il suo intervento ha riguardato molto spesso i motori. Ricordiamo i 4 cilindri della Ford Fiesta di quarta generazione (1995), il V8 4.4 della prima Volvo XC90 o il 2 litri a carburatore della Fiat Croma CHT (Controlled High Turbolence) con condotti di aspirazione sdoppiati attivabili con una valvola.
Roba da supercar giapponese
La collaborazione motoristica più proficua è stata però quella con la Toyota. Tradizionalmente, tutti i motori ad alte prestazioni del costruttore di Nagoya sono passati per le mani della Yamaha. Il primo è stato il 6 cilindri in linea della 2000GT del 1967, l’ultimo e più famoso è il V10 4.8 della Lexus LFA del 2010.
Tutti i motori ad alte prestazioni del costruttore di Nagoya sono passati per le mani della Yamaha. Il primo è stato il 6 cilindri in linea della 2000GT del 1967, l’ultimo e più famoso è il V10 4.8 della Lexus LFA del 2010
Suonare le corde giuste
Quest’ultimo è considerato un vero e proprio capolavoro di compattezza e sound. A suo tempo Lexus affermò che l’acustica delle scatole di aspirazione fu ispirata a quella delle chitarre. Lexus si avvale di Yamaha anche come liutaio per lavorare le parti in legno che rivestono gli abitacoli delle proprie auto.
Tre diapasson e tre ellissi
Alla base di tale sodalizio c’è un antico rapporto culminato nel 2000 nell’acquisto di quasi il 5% delle azioni di Yamaha da parte di Toyota. Al momento, la partecipazione è intorno al 3,5%. Toyota ha anche prodotto motori di Formula 1 a 8, 10 e 12 cilindri. Nel motomondiale ha vinto 37 titoli Costruttori e 38 Piloti.
Il grande passo mai fatto
Yamaha è sembrata sul punto di entrare direttamente nel mondo dell’automobile nella prima metà del decennio scorso con il progetto iStream. La mente era Gordon Murray, geniale progettista di monoposto di Formula 1 campioni del mondo con McLaren e Brabham e della supercar McLaren F1.
Progetti da Formula 1
L’idea era produrre su un’unica struttura modulare leggera sia la T25, una microcar simile alla Smart Fortwo, un piccolo suv e una sportiva leggera anticipata dalla Sports Ride Concept, studio presentato al Salone di Tokyo del 2015. Il progetto si è arenato prima del 2020, ma il legame con l’automotive non si è mai interrotto.
Un universo elettrico
Anzi, e i nuovi motori elettrici lo ribadiscono. Sicuramente non entreranno in auto con marchio Yamaha che, nel frattempo già ha maturato esperienza in mezzi elettrici come golf cart, bici a pedalata assistita e, ovviamente motocicli. Si è partiti dalle trial che hanno bisogno di un’erogazione pronta e modulabile.
Le moto ad emissioni zero
Nel frattempo sono stati innumerevoli gli studi di moto elettrica presentati: dallo scooter alla cross, dai quadricicli fino alle sportive e alla naked. Modelli di serie in proposito sono in arrivo e sfrutteranno sicuramente le stesse tecnologie dei nuovi motori elettrici messi a punto per le automobili.
Nel cuore di un’Alfa Romeo
Yamaha afferma di aver sfruttato altre competenze, come quelle metallurgiche, necessarie quanto per i motori a pistoni quanto per gli strumenti musicali. Il veicolo di prova per i nuovi motori è un’Alfa Romeo 4C, dunque un’auto ad elevato contenuto di emozioni, attenta più al piacere di guida che alle prestazioni pure.
Andare sul sicuro
Quali saranno le automobili ad utilizzare i motori elettrici Yamaha? La logica porta al gruppo Toyota che già sfrutta le unità BluE Nexus, joint-venture tra Denso (45%), Aisin (45%) e la Toyota stessa (10%). Più probabile che i motori Yamaha saranno utilizzati per le applicazioni più sportive, così come in passato.
Le differenze che contano
L’impegno di Yamaha ribadisce tre importanti fattori. Il primo è che i motori elettrici non sono tutti uguali. Al momento non siamo ancora in grado di apprezzarne le differenze. Probabilmente siamo distratti dalla spinta immediata e pensiamo che la semplicità costruttiva si tramuti in omologazione di comportamento.
Il motore dell’evoluzione
Il secondo fatture è che l’evoluzione dell’auto elettrica non dipende solo dalle batterie e dal software di gestione dell’inverter. Migliorare l’hardware dei motori (materiali, leggerezza, struttura, sostenibilità, etc.) può fornire incrementi significativi sia per le prestazioni sia per l’autonomia.
L’evoluzione dell’auto elettrica non dipende solo dalle batterie e dal software di gestione dell’inverter. Migliorare l’hardware dei motori può fornire incrementi significativi sia per le prestazioni sia per l’autonomia
La potenza del suono
Il terzo è che anche nell’era dell’elettrico il motore ha un potenziale emozionale che deve essere cercato. Esso dipende dalle prestazioni globali, ma anche dal sound. Yamaha punta in questo senso a fornire un pacchetto di competenze e tecnologie che, probabilmente, nessun costruttore automotive possiede.
Anche nell’era dell’elettrico il motore ha un potenziale emozionale che deve essere cercato. Esso dipende dalle prestazioni globali, ma anche dal sound