La foto dei grossi generatori di elettricità in Formula E a Roma ha fatto il giro del Web.
Beh, io all’e-Prix di Roma c’ero e ho anche fatto un bel giro in tutta l’area interessata, complice l’incidente iniziale che ha costretto a un lungo stop la gara e quindi mi ha regalato un po’ di tempo per curiosare.
Non ho visto i generatori della foto ma ne ho visti altri. Più piccoli e destinati ad utilizzi accessori e temporanei rispetto all’evento.
Non sapevo ancora niente di tutta la polemica che sarebbe esplosa successivamente eppure la cosa non mi è piaciuta affatto. Non mi piace l’idea di un evento emblematico per le Zero Emissioni, che sta diventando un grandissimo affare ma che accetta di essere quasi a zero emissioni.
Non mi piacciono pezzi di passato resi implicitamente necessari per dipingere un’immagine di futuro che in questo modo diventa soltanto virtuale.
L’idea di futuro o c’è, o non c’è. E in Formula E ci può essere, ma a determinate condizioni.
Gli sfidanti. Forze e debolezze.
A sfidarsi sono il business, l’ambiente e la politica.
Il business
Leggendo le analisi di Christian Sylt, giornalista economico specializzato nel business del motorsport e fondatore di formulamoney.com, si legge che la Formula E ha perso 140 milioni di dollari nei primi quattro anni.
Lo stesso Alejandro Agag, numero uno della società che gestisce il campionato, ha ammesso di aver sfiorato il fallimento nella prima stagione.
Oggi però le cose stanno diversamente. Forse anche in questa stagione la società sta perdendo denaro. Ma il suo valore sul mercato – secondo Nico Rosberg, ex campione del mondo di Formula Uno oggi azionista della Formula E – è stimabile in 900 milioni di dollari.
Lo stesso Agag, oggi azionista di minoranza, nei mesi scorsi ha fatto un’offerta di acquisto della società offrendo 600 milioni di dollari. Che è stata gentilmente rifiutata dai fondi Liberty e Discovery oggi azionisti di riferimento.
L’ambiente
All’ambiente interessa poco degli affari di Agag e degli altri. Per l’ecosistema contano solo i fatti, non i soldi. E i fatti dicono che dopo aver fatto fare un’analisi di sostenibilità iniziale in cui si prospettava la neutralità dal punto di vista delle emissioni (anche se limitatamente alle emissioni di CO2, è bene precisarlo), la Formula E ha invece accettato di inquinare.
L’ultimo rapporto di sostenibilità disponibile è relativo alla terza stagione (siamo alla quinta) e indica un sacco di emissioni per il trasporto di tutto il circo in giro per il mondo, per gli spostamenti degli spettatori e per tutte le attività necessarie.
Secondo i documenti disponibili soltanto due e-Prix hanno fino ad oggi pensato di compensare perlomeno le emissioni di CO2 dell’evento. Quello di New York del luglio 2017 – nel quale proprio l’Enel ha fornito la compensazione con produzione da fonti rinnovabili – e quello svizzero di Berna di giugno 2019.
Nient’altro.
La politica
La politica ha fino ad oggi interpretato la Formula E come ambientalmente compatibile per definizione, visto che le sue auto sono elettriche.
Ha dato il permesso di correre nelle città, cosa raramente concessa a macchine da corsa, ed ha colto l’opportunità per comunicare il suo impegno per un futuro libero dalle emissioni. Nell’auto e nell’energia.
Ma non ha ancora chiesto di vederci chiaro nel bilancio ambientale. Non ha ancora condizionato i suoi sì ad analisi di impatto approfondite, neutrali ed affidabili.
Che futuro fa.
Il futuro della Formula E, come dimostrato dall’offerta d’acquisto fatta direttamente dal non proprio poverissimo Agag, nonché dal rifiuto opposto da parte degli attuali maggiori azionisti, è roseo dal punto di vista economico.
Il prossimo anno arriverà in gara anche la Porsche e sarà direttamente presente il nome Mercedes.
Il business sta vincendo sull’ambiente e sta magistralmente utilizzando la politica.
Dico la mia, perché le cose possono cambiare. E spesso è meglio che cambino.
La mia opinione è che siano maturi i tempi per chiedere alla Formula E, in Italia come nelle altre tappe del suo campionato, di essere veramente e completamente a Zero Emissioni.
Zero inquinanti in gara e nell’area di svolgimento dell’e-Prix, quindi.
Senza generatori di alcun genere a punteggiare il circuito.
Se serve una scorta energetica, si sperimentino le micro-grid con accumulo in batterie o idrogeno, nelle quali proprio l’Italia e l’Enel possono essere tra gli apripista mondiali. E se serve un’eccezione a questo Zero Assoluto, la si dichiari subito e si lavori al suo superamento.
Quella della sostenibilità è una partita che non ammette bluff. Si deve giocare a carte scoperte, oppure la perderemo tutti.
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