La Germania è pronta ad andare in rosso per promuovere il verde. La notizia viene dall’agenzia Reuters, secondo la quale il governo di Angela Merkel sarebbe pronto a presentare in deficit un pacchetto pluriennale di misure per calmierare le emissioni.
Andare sotto non è più tabù
Il passo segnerebbe l’abbattimento del tabù del pareggio in bilancio, il famoso “Schuldenbremse” introdotto all’interno della Costituzione tedesca nel 2009. A Berlino si starebbe pensando a una “Grüne Anleihen”, ovvero ad un’obbligazione verde che creerebbe nel bilancio un deficit dello 0,35%, pari a 5-10 miliardi all’anno. Un bel gruzzolo che servirebbe a finanziare l’eliminazione del carbone (40 miliardi) e i 30 miliardi per la riduzione delle emissioni fino al 2024. La Germania ha il bilancio in pareggio (Schwarze Null ovvero “zero nero”) dal 2014.
La verità arriva il 20 settembre
La misura dovrebbe essere proposta nel consiglio dei ministri previsto per il 20 settembre e sarebbe maturata per diverse ragioni. La prima è il rallentamento dell’economia tedesca, la seconda è l’avanzata dei Verdi alle ultime elezioni, la terza è la necessità di un riavvicinamento alla SPD, forza che reputa un ritorno controllato al deficit meno “scandaloso” dei falchi della CSU. Tale mossa rafforzerebbe il fronte interno europeista e darebbe la possibilità di un ritorno alla “Grösse Koalition”. Potrebbe essere questo il più grande lascito politico di Angela Merkel, che ha già annunciato l’abbandono della scena politica nel 2021.
Il rosso “verde” serve a tutti
Il deficit tedesco sarebbe una svolta anche per l’intera Europa. Prima di tutto, verrebbe affermato il principio della necessità del deficit come stimolo ad un’economia in rallentamento. Internamente, ci sarebbero due problemi. Il primo è farlo accettare all’opinione pubblica e ai falchi dei Cristiano-Democratici; il secondo è blindare lo sforamento senza che questo apra “l’assalto alla diligenza”. Un modo efficace potrebbe essere l’affermazione che l’unico deficit ammesso è quello che serve a limitare le emissioni e a promuovere un’economia “verde”.
Il futuro costa milioni di milioni
In questo modo, l’eccezione potrebbe diventare strutturale e dare alla Germania un nuovo primato politico nella lotta contro le emissioni ed il cambiamento climatico. Significherebbe automaticamente uno stimolo a tutta l’area europea. Inoltre, ci sarebbe un’enorme spinta alla finanza “verde”. La Banca Europea di Investimento ha emesso “green bond” dal 2007 per 23,5 miliardi di euro, 4 miliardi solo nel 2008. Moody’s valuta che nel 2019 il valore delle obbligazioni verdi emesse nel mondo – pubbliche e private – raggiungerà un valore di 200 miliardi di dollari, con un aumento del 20% solo nel corso dell’ultimo anno. HSBC vede un mercato di mille miliardi di dollari già entro il 2020. Secondo la Climate Bond Inititives, nel 2018 abbiamo raggiunto già quota 1.450 miliardi di dollari e ci vogliono 90mila miliardi di dollari da qui al 2030.
Rendere il debito sovrano del clima
È evidente che, nel momento in cui virasse il colore del debito sovrano del più importante paese della UE, seguirebbero tutti gli altri e la finanza privata. Quest’ultima è partita ben prima di quella pubblica. Le conseguenze per l’Euro e l’intera industria europea sarebbero cruciali. L’UE assumerebbe un indirizzo esattamente contrario a quello degli USA di Donald Trump o della Russia di Vladimir Putin, ma più vicino alla Cina. Per l’Italia c’è un’altra opportunità che non va persa, sia per attrarre preziosi capitali, sia per spingere il rinnovamento del settore produttivo orientandolo a obiettivi che non riguardano solo la semplice economia, ma soprattutto la società, l’ambiente, la salute e il pianeta.