La situazione è più preoccupante di quanto pensiamo.
Le auto di ultima generazione sono connesse e scambiano continuamente dati con l’esterno. La quantità di dati che viaggeranno nel prossimo futuro tra un veicolo e l’altro, oltre che tra veicoli e infrastrutture di ogni genere, sarà enorme.
Hyundai e altri costruttori investono in Israele
Israele è, insieme alla Silicon Valley in California, uno due luoghi del mondo dov’è più attiva la ricerca industriale per trovare soluzioni al problema degli attacchi da remoto alle auto connesse.
La struttura Hyundai Cradle, finalizzata all’individuazione di imprese di start-up nelle quali valga la pena di far investire la casa madre, ha individuato a Tel Aviv la Upstream.
Ruby Chen è il responsabile di Hyundai Cradle di Tel Aviv, è lui che ha analizzato e scelto le soluzioni di Upstream per proporle al quartier generale della Hyundai in Corea.
I numeri del problema
Il problema della difesa delle auto connesse non è affatto limitato a pochi casi nel mondo.
Già oggi sulle strade del mondo ci sono 330milioni di veicoli dotati di una connessione con l’esterno.
Entro il 2023, quindi in soli tre anni, si saranno più che raddoppiati. Nel 2023 sono infatti previsti ben 775 milioni di veicoli connessi a livello globale. Trovare una difesa per rendere sicure le auto connesse in breve tempo è perciò estremamente importante.
Quanta tecnologia c’è nelle auto
Oggi in un’auto di sono decine di milioni di linee di codice. In una Ford F-150, truck più venduto negli Usa da molti anni che non è certo uno dei modelli più complessi presenti sul mercato, ci sono ben 160 milioni di righe di codice di programmazione.
Venti volte più software dello Space Shuttle
Può sembrare incredibile ma a bordo di un’auto di oggi c’è una quantità di software venti volte superiore rispetto allo Space Shuttle della Nasa, che ha fatto più volte da navetta per i nostri cosmonauti negli scorsi decenni.
Le linee di codice di programmazione in un’auto sono cinque volte di più rispetto a un aereo da caccia F-35.
L’attacco è possibile, se non addirittura semplice
Nel mondo si stanno moltiplicando i Cyber attacchi alle auto connesse.
Tra il 2010 e il 2019 la crescita, riportata nel grafico, è esponenziale.
Attacchi col cappello bianco e col cappello nero
Per ora si tratta principalmente dei cosiddetti attacchi White Hat, cioè col cappello bianco. Si intende con questa espressione che l’attacco è fatto per scopi dimostrativi – come quello al quale ho assistito in Israele e che si può vedere nel VIDEO – e per finalità di ricerca.
Presto però glia attacchi col capello nero (Black hat cyberattacks), quindi realizzati con finalità ostili rispetto al proprietario del veicolo o della flotta, saranno la stragrande maggioranza.
La soluzione è urgente
Più le auto sono complesse dal punto di vista software, più è facile attaccarle.
E le auto stanno diventando sempre più complesse…
Serve la garanzia di non attaccabilità
Quello che serve è che il cliente riceva, insieme alla garanzia di corretto funzionamento delle parti meccaniche ed elettroniche, anche la garanzia di non attuabilità dell’auto connessa.