L’unica cosa che l’informazione può fare per l’ambiente è informare? No, e lo dimostra la decisione di The Guardian. L’autorevole quotidiano britannico ha infatti deciso di rinunciare alla pubblicità proveniente da aziende o organizzazioni che hanno a che fare con i combustibili fossili.
Il vento parte dalla Svezia
The Guardian non è il primo organo di informazione a prendere questa decisione, ma è sicuramente il primo con una platea globale. Prima del giornale fondato a Manchester dal 1821, in settembre ci aveva già pensato lo svedese Dagens ETC. In questo caso la decisione «cruciale per la nostra credibilità» è stata presa dal direttore, il consiglio di amministrazione, il dipartimento di marketing e l’intera redazione.
Il destino del giornalismo
«Sono del tutto consapevole che il settore dei media è molto duro ed è difficile sopravvivere finanziariamente – ha affermato il direttore, Andreas Gustavsson – ad ogni modo, la crisi climatica riguarda ognuno di noi. Quanto lontano può andare il giornalismo se è foraggiato da forze che hanno tutto da guadagnare nel bloccare su larga scala l’azione di denuncia della nostra crisi climatica?»
Il prezzo della coerenza
Il taglio degli inserzionisti fossili costerà al Dagens ETC il 15-20% dei suoi introiti pubblicitari. «Sono convinto – ha concluso Gustavsson – che questa si dimostrerà una decisione saggia nel lungo periodo» The Guardian non quantifica l’impatto che avrà il rifiuto della pubblicità “fossile”, ma ammette che le inserzioni producono il 40% degli budget della GMG, la società editoriale che pubblica anche The Observer.
I mulini a vento
È altrettanto chiaro che la solidità economica è sempre più difficile per i mezzi di informazione, ma è uno strumento fondamentale per finanziare il giornalismo, soprattutto quello d’inchiesta che riguarda il clima e che tocca enormi interessi economici. Sarebbe stato più coerente rifiutare anche pubblicità ad alto impatto ambientale come quella che riguarda automobili e turismo, ma una politica del genere – fanno sapere dalla GMG – non è sostenibile, almeno per ora.
Credibilità sostenibile
Tuttavia anche The Guardian sostiene la validità di questa scelta nel lungo periodo. «Crediamo – ha affermato il direttore, Katharine Viner – che molti marchi saranno d’accordo con la nostra posizione e potrebbero essere persuasi di lavorare con noi di più alla fine. Il futuro della pubblicità sta nel costruire la fiducia presso i consumatori dimostrando un impegno autentico verso i valori e buoni propositi».
Greenpeace applaude
«Questo momento costituisce un autentico spartiacque – ha dichiarato il portavoce di Greenpeace UK, Mel Evans – e The Guardian va applaudito per questo gesto coraggioso che mette fine alla legittimazione dei combustibili fossili. Le aziende “oil and gas” si trovano ora nella posizione delle compagnie del tabacco, come attività che minacciano la salute e il benessere di tutti su questo pianeta».