di Mario Cianflone – Giornalista del Sole 24 Ore
Decontenting. Come dire ti tolgo qualcosa magari utile e data per scontata e, forse, te ne metto un’altra che va di moda ma tendenzialmente inutile.
Ecco la nuova parola magica delle case automobilistiche che dopo l’era della qualità percepita (sorta di cosmesi per nascondere orrori qualitativi reali) ora tolgono a mani basse accessori e dotazioni spesso indispensabili.
E lo fanno per recuperare quei margini vaporizzati dall’elettrificazione forzata e per rispondere in parte a perverse regole del marketing.
Le cose utili sono optional
Giusto per fare un esempio, col decontenting si dice addio alla cinture di sicurezza regolabili in altezza, il keyless entry torna a essere un optional e praticamente anche la vernice lo è visto che quasi tutti i colori sono a pagamento.
I giochini sono di serie
E così ci troviamo auto con sistemi di guida assistita che sono il più delle volte solo un bel giochino, sistemi anticollisione che, mal concepiti e messi li solo per scatenare l’effetto wow, continuano a dare falsi allarmi e alla fine di tutti gli “Al Lupo, Al Lupo” finisce che li disattivi.
Meglio avere poco ma ben fatto e invece a bordo di molte vetture troviamo dotazioni migliorabili e sistemi del tutto inutili.
Record di inutilità
E fra questi un posto d’onore lo meritano gli assistenti vocali proprietari, oggetti software di rara stupidità (altro che intelligenza artificiale) e totalmente inutili visto che Google Assistant, Siri di Apple e Amazon Alexa funzionano quantomeno dignitosamente.
Non si capisce perché le case devono buttare soldi (e ne hanno pochi) per farsi il loro sistema.
Forse perché i geni del marketing pensano che sia indispensabile averne uno. E sono gli stessi che poi fanno pagare extra Android Auto o CarPlay e il display più grande di quello base inutile e superstriminzito.
L’automobile sta cambiando ma non la testa di chi la produce.