Il sistema CURA (Connected Units for Respiratory Ailments, cioè Unità connesse per malattie respiratorie) sta nascendo a Milano grazie all’ingegno e al lavoro di un gruppo internazionale a matrice italiana.
L’idea
L’idea è semplice quanto efficace. Il Coronavirus si diffonde e l’emergenza si muove attraverso le diverse aree del mondo e non è certamente economico realizzare nuovi ospedali inseguendo l’espansione e lo spostamento del contagio, come successo in Cina e – in parte – anche in Italia.
Molte aree del mondo non hanno le risorse, né le competenze per realizzare strutture nuove all’arrivo dell’emergenza. Né ci sono tantomeno ospedali esistenti, ai quali aggiungere in modo più o meno provvisorio nuovi posti di terapia intensiva.
Il sistema CURA non è l’elemento di base per un ospedale da campo. Si tratta di un vero e proprio modulo ospedaliero per la rianimazione completamente attrezzato, concepito per essere spostato e messo in piena operatività velocemente dove ce n’è bisogno.
Tutto in un container
Si tratta di container, quindi elementi standard altamente trasportabili, completamente attrezzati all’interno come unità di terapia intensiva pronte all’uso nella lotta contro COVID-19.
Gli ideatori
L’idea iniziale del sistema CURA è del professor Carlo Ratti e dell’architetto milanese Italo Rota.
Conosco e stimo molto Carlo Ratti, ingegnere e architetto di formazione, è direttore al MIT – Massachusetts Institute of Technology di Boston del laboratorio Senseable City, ed è molto attivo in progetti ad alto tasso tecnologico in tutto il mondo.
Italo Rota non lo conosco personalmente ma è uno degli architetti italiani più attenti all’evoluzione sociale in tutti i suoi aspetti, con particolare riferimento alla sostenibilità dello sviluppo.
Il progetto del sistema CURA è condotto senza scopo di lucro in modalità open-source. Tutti gli attori lavorano a distanza e hanno accesso a tutte le informazioni, che sono sviluppate per essere messe a disposizione della comunità internazionale.
Professionisti e aziende coinvolte
L’elenco dei professionisti e delle organizzazioni che hanno contribuito fino ad oggi è già ricco, ma lo spirito stesso dell’iniziativa pinta a renderlo via via più ricco.
I promotori lo rendono pubblico in ordine cronologico di adesione al progetto: CRA-Carlo Ratti Associati con Italo Rota (Design e innovazione), Istituto Clinico Humanitas (Ingegneria medica), Policlinico di Milano (Consulenza medica), Jacobs (Alberto Riva – Master Planning, design, costruzione e servizi di supporto logistico), studio FM milano (Identità visiva & graphic design), Squint/opera (Digital media), Alex Neame – Team Rubicon UK (Logistica), Ivan Pavanello per Projema (Ingegneria MEP), Dr. Maurizio Lanfranco – Ospedale Cottolengo (Consulenza medica).
Gli elementi modulari del sistema CURA sono di rapida installazione ma non hanno i limiti di una tenda per ospedale da campo.
Come funziona
Le attività mediche molto delicate, tipiche di un reparto di isolamento, sono garantite grazie a dispositivi di biocontenimento con pressione negativa. All’interno, cioè, viene mantenuta una pressione inferiore rispetto all’esterno – esattamente com’è possibile fare in un’unità realizzata in muratura – quindi le condizioni di sicurezza nell’area esterna sono al massimo livello.
La prima unità del sistema CURA è attualmente in fase di realizzazione a Milano ed è realizzata grazie al sostegno economico della UniCredit.