I cinque mercati principali in Europa perdono il 56% a marzo. Quello italiano cala più di tutti (-85%), seguito da Francia (-72%), Spagna (-69%), Regno Unito (-44%) e Germania (-38%). In tutto vuol dire 750mila targhe in meno e, in attesa dei dati provenienti dagli altri paesi, si stima una perdita continentale di circa un milione di pezzi.
Le stime per il 2020
Il tracollo è senza precedenti e potrebbe portare ad una contrazione del 30% entro la fine dell’anno. Nel Regno Unito la SMMT (Society of Motor Manufacturers & Traders) stima un calo del 25%, la CCFA (Comité des Constructeures Françaises d’Automobiles) vede per la Francia -20% mentre l’UNRAE ha stilato due scenari con una forbice compresa tra -32% e -46%.
Non fanno previsioni la spagnola ANFAC (Asociación Española de Fabricantes de Automóviles y Camiones) e la tedesca VDA (Verband der Automobilindustrie) che rappresentano i due principali paesi produttori in Europa. A conferma di quanto sia difficile formulare ipotesi al momento.
In Italia ibrida una su 8
In uno scenario che desta grande preoccupazione, emerge una certezza: l’aumento perentorio delle forme alternative di propulsione. In Italia l’ibrido in marzo al 12,5% ha portato il dato tendenziale al 10% nei primi 3 mesi del 2020, ma anche il numero in assoluto è cresciuto da 24.730 A 28.545 unità. L’ibrido plug-in, +167,4% a marzo, è all’1,2% del totale immatricolato.
Incredibile: il 3,2% del mercato è elettrico
Le elettriche sono aumentate del 48,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e valgono il 3,2% del totale portando il dato trimestrale all’1,5% passando da 1.158 a 5.400 targhe (+366,3%). E se il GPL a marzo è sceso del 40,7%, il metano è cresciuto del 30,4%. Dunque, le auto elettrificate hanno pesato in Italia per il 17,1% mentre 12 mesi fa eravamo al 5,6%.
Emissioni: in Germania via il 5% della CO2
Anche la KBA (Kraftfahrt-Bundesamt, l’autorità tedesca per i trasporti) segnala fenomeni analoghi. L’ibrido è cresciuto del 62% l’ibrido plug-in del 207,9%, l’elettrico del 56,1%. In Germania le elettrificate hanno toccato il 18,2%. E così, in un solo mese, le emissioni medie di CO2 sono scese del 4,9% attestandosi a 149 g/km.
In Spagna l’unico segno positivo viene dal +19,9% per le vendite delle alimentazioni alternative il cui calo del 38% è il più basso in marzo rispetto al 73% di benzina e 72% del diesel.
Elettrificate triplicate Oltremanica
Nel Regno Unito le elettriche sono salite del 197%, le ibride plug-in del 38% facendo balzare la quota delle auto alla spina al 7,3%. Le ibride full sono scese del 7,1%, ma valgono comunque il 6% del totale. Se aggiungiamo il 9% di mild-hybrid, la quota di elettrificazione al di là della Manica è stata del 22,3% contro il 7,8% di marzo 2019.
Norvegia per tre quarti alla spina
In Svezia, il mese scorso le auto con la spina hanno interessato il 39% delle nuove targhe con un aumento del 79%. In Belgio tale quota è passata dal 3,2% all’8,6%, in Olanda dal 14% al 17%. Di un altro mondo le statistiche della Norvegia: il mercato cala del 26,7% e le auto alla spina raggiungono il 75,2% con le elettriche al 55,9%.
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Altro che multe per la CO2!
Due i paradossi. Il primo è che nel momento in cui il mercato rallenta e ha paura del futuro, fa un salto nel futuro. Il secondo è che l’industria, preoccupata inizialmente dalle multe per le emissioni di CO2, ne pagherà molte meno del previsto. Certo, sono subentrate preoccupazioni più grandi, ma allora non si vede perché le case abbiano fatto capire di volere un posticipo delle eventuali sanzioni.
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Il futuro è segnato, occorre seguirlo
È vero: i problemi economici mettono a repentaglio gli investimenti per le nuove tecnologie e il loro approvvigionamento. Ma all’industria conviene fermare un processo colossale ormai avviato? È altrettanto vero che alla ripresa, il mercato riprenderà lentamente e da vetture a valore inferiore. Eppure il primo segnale porta già verso l’uscita. E non certo verso il passato.