Hyundai Motor Company sta preparando un nuovo Mobility Global Innovation Center a Singapore (HMGICs). Sarà il punto di riferimento dell’intero gruppo per lo sviluppo e la validazione di nuovi modelli di business nel mondo dell’automobile e della mobilità. L’obiettivo di Hyundai Motor Company, fissato dal piano Strategy 2025, è diventare Smart Mobility Solutions Provider.
L’ HMGICs avrà il supporto del Singapore Economic Development Board. Inoltre sarà una parte importante della rete di centri di ricerca e sviluppo che Hyundai ha anche in Cina, Germania, Israele e Stati Uniti. Di tale rete fanno parte anche le consociate CRADLE (Center for Robotic-Augmented Design in Living Experiences) e AIR (Artificial Intelligence Research).
Il fertile terreno di Singapore
Collaboreranno anche la Namyang Technological University e altre istituzioni educative ed economiche di Singapore. A questo scopo, strategica sarà la collocazione dell’HMGICs. Sorgerà infatti su un’area di 28.000 mq nello Jurong Innovation District, a due passi dallo snodo produttivo della JTC Corporation, dunque a stretto contatto con un ecosistema ad alto tasso di tecnologia e innovazione.
Che cosa si farà nell’HMGICs? Molte cose che rivelano la visione di Hyundai. Quella più interessante è lo sviluppo di una piattaforma intelligente di fabbricazione “human-centered”. Attraverso l’intelligenza artificiale, Internet delle Cose, la digitalizzazione e la robotica si può creare un sistema capace di comunicare direttamente con il cliente finale.
Attraverso l’intelligenza artificiale, Internet delle Cose, la digitalizzazione e la robotica si può creare un sistema capace di comunicare direttamente con il cliente finale
L’esempio tedesco
Il concetto ha più di un’affinità con la Industrial Cloud alla quale sta lavorando il gruppo Volkswagen. Hyundai non ha mai fatto mistero di avere, tra i suoi riferimenti, il costruttore tedesco. Un’attenzione spesso ricambiata. Sono rimaste famose le visite in massa da parte del management di Wolfsburg presso gli stand di Hyundai e Kia durante i saloni dell’automobile.
Leggi l’articolo sull’Industrial Cloud di Volkswagen
L’ex ceo di Volkswagen AG, Martin Winterkorn, indicava proprio nel costruttore coreano il concorrente più pericoloso. Più di una volta, di fronte alle soluzioni escogitate dagli ingegneri coreani, ha platealmente rimproverato i suoi tecnici. Allo stesso modo l’allora numero 1 di Hyundai Europe, Alan Rushforth, mandò diverse frecciate al potentissimo manager tedesco.
L’importanza della velocità
I coreani sono estremamente veloci e pratici nelle decisioni. E lo dimostrano ancora una volta. All’HMGICs infatti allestiranno una vera e propria linea pilota per questa nuova piattaforma destinata a veicoli elettrici. Quest’ultimi hanno un numero di parti estremamente ridotto e dunque è più facile standardizzare i processi di produzione e le varianti.
All’HMGICs infatti allestiranno una vera e propria linea pilota per questa nuova piattaforma destinata a veicoli elettrici
L’obiettivo è triplice: ridurre i tempi di ingegnerizzazione, rendere il sistema produttivo “pull” e permettere al cliente finale di comporre direttamente e in modo semplice il proprio veicolo. Tre sogni che le nuove tecnologie possono avverare accorciando i tempi e la catena del valore. Non solo quella produttiva, ma anche quella distributiva e commerciale.
…ridurre i tempi di ingegnerizzazione, rendere il sistema produttivo “pull” e permettere al cliente finale di comporre direttamente e in modo semplice il proprio veicolo
Da spingere a tirare
Oggi le automobili vengono prodotte in stock secondo piani definiti dal marketing. Trattasi dunque di un sistema prevalentemente “push” che ha diversi colli e zone di espansione come i grandi piazzali di smistamento, i concessionari e il livello di accettazione di ogni singolo mercato. Ogni rallentamento dei piani provoca contraccolpi costosi da gestire.
Il tema della complessità tecnica e costruttiva dell’automobile è stato parzialmente risolto dalle piattaforme modulari. Molti costruttori, per attuare piani di risparmio, hanno subito diminuito il numero di varianti, motori e di modelli, ma questo restringe la scelta per il cliente e riduce il valore aggiunto generabile dalla possibilità di scelta e di personalizzazione.
Siamo costruttori, non dimentichiamolo
Allo stesso tempo, la riduzione dei margini ha costretto i costruttori a spingersi sul terreno dei servizi, compresi quelli di mobilità, ultimi in ordine di arrivo. I costruttori devono rivedere il loro modello di business, ma per farlo occorrono investimenti e denaro. Queste difficoltà spingono a cercare risparmi in altri anelli della catena come l’ingegnerizzazione, produzione e commercializzazione.
Hyundai, così come altri costruttori, ha capito due cose. La prima è che spingersi troppo sul terreno dei servizi fa perdere una specificità fondamentale ed è rischiosa perché espone alla concorrenza con giganti tecnologici e finanziari. La seconda è che saper costruire automobili sarà un patrimonio essenziale anche per il futuro e ha ancora margini per creare valore.
…saper costruire automobili sarà un patrimonio essenziale anche per il futuro e ha ancora margini per creare valore
I conti fatti sul cliente
Per farlo però c’è bisogno di ripensare tutta la catena. Le nuove tecnologie pongono nuove sfide, ma anche numerose opportunità. Non si parla solo di Industria 4.0, quarta rivoluzione industriale o smart factory, ma dei legami tra i vari anelli per la creazione di un nuovo assetto di sostenibilità economica. Il cliente deciderà come muoversi e dunque anche che cosa produrre.
Il cliente deciderà come muoversi e dunque anche che cosa produrre. Lo smartphone con il quale prenotiamo la vettura in car sharing, a noleggio con conducente presto ci permetterà di configurare la vettura che desideriamo avere nel nostro box
Lo smartphone con il quale prenotiamo la vettura in car sharing, a noleggio con conducente presto ci permetterà di configurare la vettura che desideriamo avere nel nostro box. Tale evoluzione è definita umano-centrica perché mette al centro il cliente costantemente e riduce i pericoli sulle linee produttive, ma innesca anche una disintermediazione che taglia molti essere umani dal business.
Vale dunque fare una riflessione sul valore sociale di questi modelli di business che garantiscono servizi e progresso, ma provocano inevitabili contraccolpi. È successo così e succederà ancora che le nuove tecnologie e l’innovazione cambieranno le carte in tavola. In alcuni susciteranno entusiasmo, in altri paura. Rifiutarli sarebbe come fermare un fiume, per questo governarli è necessario.