di Mario Cianflone – Giornalista del Sole 24 Ore
Dalla mobilità all’immobilità con strade intasate e inquinamento che sale.
Tipico scenario da rientro estivo? No, niente affatto.
Quest’anno in città come Milano sta andando in onda un copione diverso e kafkiano, dove le esigenze dei pochi sovrastano quelli dei molti.
Il nemico automobile
Stiamo parlando del disastro che a partire dalla fine del lockdown è stato messo in atto: ciclabili a pioggia per bici e monopattini, restringimenti di carreggiata, posteggi piazzati in mezzo alla carreggiata, linee di autobus da spostare e posti auto cancellati.
Stiamo parlando di viale Monza e Corso Buenos Aires a Milano. Per non citare tutti gli altri interventi di urbanistica tattica.
Si tratta di interventi realizzati ad arte con dolo e meticolosa malafede e con un unico scopo: bloccare, rendere difficile la mobilità automobilistica individuale e anche gli spostamenti in moto e in scooter.
Non basta nemmeno l’elettrica
E poco importa se le auto sono elettriche perché il mezzo privato è il nemico da abbattere.
Non interessano l’ambiente e l’aria pulita: deve trionfare il pensiero unico della mobilità a pedali su misura dei radical chic, quelli che al limite si muovono in monopattino.
Già loro hanno tempo da buttare, ai figli ci pensa la tata, la spesa la fanno online e abitano in centro a quattro passi dal luogo di lavoro.
Disastro all’orizzonte
E nei prossimi mesi ci attende un copione già scritto: quando farà freddo, con i riscaldamenti a tutta forza e le strade intasate appositamente grazie le misure di traffic calming a favore della ciclabilità e della mobilità “alternativa”, grideranno alla “emergenza smog”.
E a questo punto fioccheranno blocchi alla circolazione per auto e moto. Magari rispolvereranno la bizzarra correlazione tra Covid-19 e polveri sottili.
Pensiero unico
L’ecodittatura urbana e il pensiero unico stanno, con la scusa del coronavirus, ormai prendendo il sopravvento sulla mobilità intelligente.