Anche i ricchi si elettrificano. E Rolls-Royce lo farà senza compromessi, ovvero senza passare da ibridi vari e andando dritto verso l’elettrico. Parola di Torsten Müller-Ötvös, il CEO della casa di Goodwood che ha indicato in “entro il decennio” il lasso temporale entro il quale questo avverrà.
Dieci anni sono troppi
Molti hanno dunque scritto “entro il 2030”, ma le dichiarazioni rese ad Automotive News fanno capire che la prima Rolls-Royce ad emissioni zero arriverà prima. Potrebbe infatti rimpiazzare la Wraith o la Dawn, prossime alla fine del loro ciclo di vita, e utilizzerà la stessa piattaforma in alluminio della Ghost.
L’elettrico sì, ma per altre ragioni
I clienti Rolls non chiedono un’elettrica, ma non vogliono neppure rimanere fuori dai centri cittadini. E figuriamoci se possono accettare l’idea di vedere se stessi o il proprio autista armeggiare con i cavi. Il marchio britannico starebbe pensando invece ad un braccio robotico per la ricarica.
Né spina e cavo, nè piastre a induzione. Il marchio britannico starebbe pensando ad un braccio robotico per la ricarica
Induzione alla carica, anzi no
Una soluzione avanzata, che contraddice quanto mostrato dalla 102EX, il primo concept elettrico di Rolls-Royce che era dotato di ricarica wireless con un’efficienza dichiarata del 90%. La BMW l’ha applicata sia alla i8 safety car di Formula e l’ha resa disponibile in listino per la Serie 5 plug-in in Germania.
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Dal V12 all’elettrico, senza l’ibrido
Secondo Müller-Ötvös, il V12 di 6,75 litri rimarrà fino alla fine del decennio. E il 2030, con la maturità dell’elettrico potrebbe così segnare l’abbandono dei pistoni da parte della casa di Goodwood. Senza passare dalle mezze misure perché l’elettrico è silenzio e ricco di coppia dunque perfetto per una Rolls.
Il V12 di 6,75 litri rimarrà fino alla fine del decennio. E il 2030, con la maturità dell’elettrico potrebbe così segnare l’abbandono dei pistoni da parte della casa di Goodwood
Non esisteranno le mezze stagioni
Ma perché non fare come la Bentley e altri marchi costosi passando per l’ibrido plug-in? Molto probabilmente per avere la massima silenziosità di marcia, senza i rumori parassiti che proverrebbero da una catena cinematica comunque complessa. O forse per mostrarsi ancora una volta senza compromessi.
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Il deserto, il passaggio e il passato
E dunque che cosa ci sarà nel bel mezzo tra il V12 e l’elettrico? Non certo il deserto che nel pieno della Prima Guerra Mondiale un certo Thomas Edward Lawrence percorreva a bordo di una Silver Ghost. In nome di sua maestà, nel luglio del 1917 l’aveva confiscata alla sua concittadina britannica, Aileen Bellew che l’aveva ribattezzata Blue Mist.
E dunque che cosa ci sarà nel bel mezzo tra il V12 e l’elettrico? Non certo il deserto che nel pieno della Prima Guerra Mondiale un certo Thomas Edward Lawrence percorreva a bordo di una Silver Ghost
Lawrence d’Arabia e la Blue Mist
Un nome dalle suggestioni londinesi per quello che la storia e la cinematografia ha consegnato al mondo con il nome di Lawrence d’Arabia. La targa Blue Mist aveva colore lapislazzulo, tuttavia il colonnello prese un’altra pietra preziosa per una delle sue frasi più celebri: «Avere una Rolls nel deserto vale più dei rubini».
Il colonnello e la sua ammiraglia
Con lei entrò trionfale a Damasco e Akaba, con lei attraversò centinaia di miglia nella sabbia per anticipare e sabotare i convogli e i plotoni ottomani. Ironia della sorte, Lawrence trovò la morte non in guerra e neppure su una Rolls, ma nel 1935 in sella alla sua moto, una Brough Superior SS100.
Ironia della sorte, Lawrence trovò la morte non in guerra e neppure su una Rolls, ma nel 1935 in sella alla sua moto, una Brough Superior SS100
L’arte del retrofit
Le Rolls-Royce elettriche in realtà già esiste, anche se non ufficiali. Sono le 30 tra Phantom V e Silver Cloud che Lunaz ha trasformato con un kit retrofit montandovi una batteria da 80 o 120 kWh, per un’autonomia di circa 500 km, e un motore elettrico al posto dello storico V8 di origine General Motors.
L’elettro-vintage, una specialità britannica
Lo specialista di Silverstone ha già fatto qualcosa di simile con una Bentley S2 Flying Spur e una Jaguar XK120. E non è certo il solo a compiere operazioni del genere. Lo hanno fatto anche i costruttori come Volkswagen con il Bulli, Aston Martin con la DB6 e la stessa Jaguar con la Type-E.
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Il gioco del futuro passa per il passato
Trattasi di un gioco da ricchi (da 500mila euro in su) che, visti i numeri in ballo, i costruttori si guardano davanti, ma anche indietro. Gli affari riguardano i pezzi da museo, che sono parte del mito, e il futuro dell’auto di lusso. Il tangibile (ovvero il denaro) e l’intangibile (l’allure del brand) non possono essere lasciati agli altri. Bisogna muoversi.
Trattasi di un gioco da ricchi (da 500mila euro in su) che, visti i numeri in ballo, i costruttori si guardano davanti, ma anche indietro. (…) Il tangibile (ovvero il denaro) e l’intangibile (l’allure del brand) non possono essere lasciati agli altri. Bisogna muoversi
Il primo indizio è la 102EX
La questione era stata già messa sul tavolo della Rolls-Royce con la già citata 102EX, concept derivato dalla Phantom con due motori elettrici da 145 kW e 400 Nm l’uno posteriori. La batteria agli ioni di litio NCM (Nickel-Cobalto-Manganese) da 71 kWh era montata al posto del V12, aveva una densità di 230 Wh/kg.
Sotto lo Spirito dell’Estasi
Pesava 640 kg e la struttura prevedeva 96 celle a sacchetto ripartite in 5 moduli differenti: da 38, 36 e altre 3 da 10, 8 e 4 celle. Tre i caricatori da 3 kW separati per la ricarica con o senza cavo e un’autonomia di 200 km, dunque un consumo meno di 30 kWh/100 km. La Rolls-Royce 102EX raggiungeva 160 km/h e chiudeva lo 0-100 in meno di 8 secondi.
La visione dei fondatori
Le cronache dicono che i fondatori Charles Rolls, Henry Royce e Claude Johnson lambirono il mondo dell’auto elettrica. Accadde lo stesso per molti costruttori. Henry Royce nel 1890 era un ingegnere elettrico. A lui si deve il brevetto dell’attacco a baionetta per le lampadine e progettò anche motori elettrici.
I fondatori Charles Rolls, Henry Royce e Claude Johnson lambirono il mondo dell’auto elettrica. Accadde lo stesso per molti costruttori
La mobilità elettrica del XIX secolo
Due di questi furono utilizzata un cliente di Royce, Pritchett e Gold, con base a Feltham, nel Middlesex che costruiva accumulatori, per un’auto a 2 posti. Charles Rolls negoziò la vendita di una carrozza chiusa mossa da un motore elettrico con un concessionario a Londra, in Conduit Street.
Il trattino tra le parole Rolls e Royce
Quest’auto faceva parte del City and Suburban Electric Car Project, un’iniziativa portata avanti da Paris Singer e Claude Johnson. Quest’ultimo lasciò la società proprio per seguire la Rolls-Royce passando alla storia come “il trattino” del nome, ovvero il terzo artefice del costruttore britannico, l’invisibile.
Era già tutto chiaro
Charles Rolls era comunque un estimatore della mobilità elettrica. Sull’Automobile Journal, commentando le doti di una Columbia (costruttore americano di auto elettriche di inizio ‘900), infatti scrisse:
[Le auto elettriche] non fanno rumore e sono assolutamente pulite. Non ci sono odori o vibrazioni e dovrebbero diventare molto utili per la città quando potranno essere montate stazioni di ricarica fisse. Ma per la campagna non posso anticipare che saranno molto utilizzabili, almeno per molti degli anni a venire
L’insegnamento è già una visione
Analisi praticamente perfetta, che consegna già idealmente una parte della visione che Rolls-Royce può fare propria per il futuro, neppure troppo lontano. A simboleggiarla c’è la Vision Next 100, poi ribattezzata 103EX che nel 2019 è tornata a Goodwood dopo aver presenziato ad eventi in tutto il mondo per 4 anni.
Analisi praticamente perfetta, che consegna già idealmente una parte della visione che Rolls-Royce può fare propria per il futuro, neppure troppo lontano
Più Rolls di qualsiasi altra
La 103EX è la rappresentazione dell’auto elettrica da parte di Rolls-Royce: fedele nelle proporzioni agli stilemi classici, forse più dei modelli contemporanei, ma con soluzioni di design e tecnologiche degne del nostro tempo, come l’autista sostituito dalla guida autonoma. E la silenziosità assoluta sognata dai fondatori.
Il lusso, l’elettrico e la società
Sarà un altro mondo, un altro lusso, un altro modo di dichiarare il proprio status. Un mondo dove l’accettabilità sociale sta già passando attraverso il rispetto dell’ambiente, una responsabilità dalla quale non possono esimersi né i costruttori di auto di lusso, né coloro che possono comprarsele.