Gill Pratt ha un ruolo in Toyota che piacerebbe a chiunque abbia una vocazione progettuale e di leadership orientata all’innovazione e alla ricerca.
Con un passato nella ricerca universitaria da professore al MIT e nell’agenzia che si occupa di progetti di ricerca avanzati per la difesa Usa, oggi è il grande stratega della ricerca tecnologica della Toyota a livello globale.
Scienziato e comunicatore
Pratt non è soltanto un grande scienziato, ma anche un ottimo comunicatore.
Sono uno degli unici due Italiani che possono avere un incontro con lui al Kenshiki Forum di Bruxelles (con me c’è Gian Luca Pellegrini, Direttore di Quattroruote).
Nell’appuntamento annuale del gruppo Toyota in Europa, per spiegare l’approccio multi-tecnologico orientato all’azzeramento delle emissioni (che comprende motori a combustione interna, sistemi ibridi, auto elettriche a batterie e idrogeno), lo scienziato americano si affida all’esempio degli ecosistemi naturali e della biodiversità generata dai meccanismi evolutivi.
Lascia tutti a bocca aperta, ma raggiunge l’obiettivo.
Selezione delle case auto e delle tecnologie
Per proporre soluzioni diverse nelle varie aree del mondo, come lei indica, bisogna avere grandi possibilità. Non tutti i gruppi sono grandi come la Toyota, ci sarà una selezione naturale anche tra i costruttori auto?
“Penso che la selezione sarà relativa alle tecnologie, con diversi sistemi di trazione che si evolveranno in diverse parti del mondo.
Lo stesso avverrà anche per la produzione dell’energia. Oggi abbiamo una crescita di fotovoltaico ed eolico, credo che vedremo anche altre novità in futuro”.
Guida autonoma e Intelligenza Artificiale
Relativamente all’auto a guida autonoma e con intelligenza artificiale cosa dobbiamo aspettarci?
“Per la guida autonoma ci sono dei problemi da superare. Non soltanto tecnici, ma anche sociali e psicologici. La tolleranza che mostriamo nei confronti degli errori di guida di un essere umano è molto più elevata di quella che abbiamo nei confronti di un’auto senza guidatore.
Quindi l’affidabilità di un veicolo a guida autonoma deve essere molto elevata. Ritengo che la prima diffusione avverrà in città, dove si viaggia a bassa velocità, e in autostrada, dove la marcia può avvenire in condizioni più prevedibili.
Soltanto successivamente vedremo dei robotaxi a velocità elevate in situazioni non autostradali. Parallelamente allo sviluppo della guida completamente automatica, ci saranno però grandi progressi nei sistemi di sicurezza attiva. L’uomo sarà ancora al volante ma l’auto lo assisterà sempre di più e sarà in grado di prevenire ed evitare gli incidenti”.
Woven City, la città laboratorio
Qual è il ruolo di Woven City, la città-laboratorio che la Toyota sta costruendo in Giappone?
“Nelle attività di ricerca e sviluppo, un grande problema è trasformare ciò che si è messo a punto in un prodotto reale, adatto all’utilizzo diffuso e al mercato.
Woven City sarà un laboratorio vivente e aiuterà questa traslazione, grazie all’adozione precoce delle novità tecnologiche. Gli inventori stessi potranno vivere dove la loro innovazione viene sperimentata e saranno così in grado di adattarla alle condizioni reali”.
Mobilità verticale
A Woven City ci saranno anche veicoli volanti?
“Sì, la Toyota ha investito nella start-up californiana Joby Aviation e sperimenteremo sia a Woven City, sia in altre città del mondo, mezzi di trasporto volanti di vario genere.
Il problema è l’individuazione di punti di decollo e atterraggio e la tecnologia deve ovviamente garantire i necessari livelli di sicurezza, oltre che un basso livello di rumorosità. Ma l’integrazione della mobilità verticale con le altre componenti della rete di trasporto ha un potenziale estremamente interessante.
Il gruppo Toyota pensa da molto tempo di entrare in questo ambito e credo che adesso ce ne siano le condizioni”.
Rapporto tra uomo e automobile
Tornando su quattro ruote, come si evolverà il rapporto tra uomo e automobile?
“Il Toyota Research Institute e altri centri di ricerca Toyota stanno lavorando molto alle capacità dell’auto di riconoscere lo stato emotivo di chi è nell’abitacolo.
Ma non è tutto, perché chiunque si metta alla guida di un’auto, affronta di fatto una serie di test relativi al livello di attenzione, allo stato dei riflessi, alla capacità di controllo.
Si tratta di vero e proprio check-up che però non viene visto da nessun medico.
C’è un grande potenziale per aiutare le persone a tenere sotto controllo il loro stato di salute, dando all’auto un ulteriore ruolo di supporto nei confronti dell’uomo, particolarmente interessante nei paesi interessati da un invecchiamento della popolazione”.