Coronavirus, globalizzazione e globalità ci accompagneranno per anni nella comprensione delle nuove dinamiche e dei nuovi equilibri mondiali.
Con la terribile pandemia di Covid-19, infatti, il mondo passa dall’era discussa ma imperante della globalizzazione a quella ancora tutta da definire, comprendere e governare della nuova globalità.
Una nuova era
Non si tratta di un gioco di parole ma del superamento di un’era, quella della globalizzazione, che ci ha accompagnato per circa trent’anni.
La globalizzazione è un processo, che per diversi e a volte contrastanti motivi ha spinto il mondo a una sempre maggiore interconnessione e interdipendenza a partire dagli anni Novanta.
La nuova globalità è uno stato di fatto, che segue appunto la fase della globalizzazione e richiede nuovi strumenti e nuove logiche di comprensione e governo. Da ogni punto di vista: economico, sociale, ambientale.
Come mostrato a tutto il mondo dall’esperienza Coronavirus. Le connessioni esistenti sono tali e così consolidate da non essere più reversibili e possono diventare una costante minaccia, oltre che una storica opportunità.
Nuova globalità e sostenibilità
Nuova globalità e Sostenibilità son i due pilastri si cui costruire il nostro futuro e la pandemia di Coronavirus è il fatto storico che segna l’inizio del nuovo binomio.
L’importanza della ricerca di una vera sostenibilità del nuovo sviluppo si è resa evidente con l’allarme ambientale legato ai cambiamenti climatici.
L’urgenza e l’inevitabilità di trovare risposte nuove ed efficaci alle nuove sfide globali si è resa invece evidente con l’epidemia mondiale di Coronavirus.
I due grandi nemici
Due nemici cambieranno per sempre la nostra vita: l’incombente catastrofe ambientale e il rischio di diffusione incontrollata di virus in lungo e in largo per il globo terrestre.
Definizioni storiche
Il termine Globalità è presente fin dall’inizio dell’era della globalizzazione. Fin da quando, nel 1992, Roland Robertson, sociologo che ha insegnato a lungo a Pittsburgh e oggi è ad Aberdeen nel Regno Unito, pubblicò il libro Globalization.
Roland Robertson
A Robertson unanimemente si riconduce la nascita della definizione di globalizzazione come oggi la intendiamo.
Già nel libro di Roland Robertson si parla però di Globalità, come risultato finale del processo di globalizzazione.
Anthony Giddens
L’altra definizione di globalizzazione molto famosa e storicamente precedente anche al libro di Robertson, è quella del 1990 di Lord Anthony Giddens.
Relazioni sociali mondiali così intense da far sì che gli eventi locali siano determinati da fatti accaduti a grande distanza.
Questa definizione di Giddens, ritenuta fino ad oggi rappresentativa della globalizzazione prima che Robertson la sviluppasse con una visione organica e con riferimento anche alle dinamiche economiche (che ne sono poi divenute protagoniste), è in realtà una definizione di Globalità.
Quello descritto da Giddens è lo stato in cui ci troviamo oggi.
Il mondo globale, evidenziato già dalla questione climatica e ambientale, è ora reso terribilmente attuale per la vita di miliardi di persone dall’emergenza mondiale del Coronavirus.
Il termine Globalità è stato portato nel 2008 all’attenzione del mondo economico, imprenditoriale e industriale dalla pubblicazione della società di consulenza aziendale Boston Consulting Group intitolata Globality – competing with everyone, from everywhere, for everything (libro tradotto anche in italiano con il titolo: Globality – competere con tutti, in ogni luogo, per ogni cosa).
L’effetto sul business del processo di globalizzazione negli ultimi due decenni è stato proprio quello descritto il Globality dal BCG, amplificato dallo sviluppo della connessione mondiale delle comunicazioni e della capacità di vendita e acquisto di beni e servizi.
La nuova globalità
L’attuale globalità, però, è molto di più. Si tratta del passaggio dalla realtà economica alla vita sociale. E dalla conclusione del processo di globalizzazione a causa dell’arrivo di uno stato permanente di globalità.
Non si tratta di equilibrio o rapporto tra locale e globale, come affrontato da Robertson – poco dopo l’inizio del processo di globalizzazione da lui descritto – con lo sviluppo del concetto di Glocalization che analizza il globale e il locale negli aspetti di reciproca interazione e contrapposizione.
La nuova globalità non ha a che fare con il conflitto tra locale e globale, ma con la necessità di comprensione e governo (a livello globale, quanto a quello locale) di uno stato di fatto permanente e irreversibile.
Il locale recupererà grande forza a causa dell’incapacità attuale di gestione del globale, evidenziata dallo shock del Coronavirus. Ma non basterà.
Regole globali
Un mondo globale ha bisogno di regole globali, di comprensione globale, di tecnologie che possano essere sviluppate e applicate efficacemente nella nuova globalità.
Cambia tutto
L’energia della globalità non può essere quella della globalizzazione. Non è sufficiente e non è adeguata.
L’automobile e la mobilità non possono essere le stesse. Lo stesso vale per le telecomunicazioni, la futura era spaziale, la produzione e la distribuzione del cibo, la gestione dell’acqua. E poi, ovviamente, le migrazioni, la salute pubblica, la ricerca, lo sfruttamento del territorio e delle risorse naturali.
Nuovo mondo
Un nuovo mondo, insomma. Il mondo della nuova globalità.