Contro il Coronavirus usiamo la trincea.
L’azione lascia spazio all’attesa. Sembra incredibile ma il modo più efficace di combattere il virus è non muoversi, stare fermi, non incontrarsi se non in piccoli gruppi.
L’unico spazio che non ci è precluso, l’unico punto d’incontro nel quale possiamo accalcarci a milioni, è il mondo digitale dei social e della comunicazione virtuale.
Guerra di trincea
Un secolo abbondante dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, ci ritroviamo nascosti in trincea con la stessa strategia di allora.
Tutti giù per terra, anzi più giù in fondo ai solchi scavati nel terreno per toglierci dalla vista e dalla capacità di fuoco del nemico.
La trincea di oggi è la casa, l’ufficio, l’isolamento volontario preventivo, quando non obbligatorio a causa del risultato di un tampone.
Nella trincea del Coronavirus l’occasione del sentimento comune
Se contro il Coronavirus usiamo la trincea, questa guerra di posizione traslata all’alba del Ventunesimo secolo ci deve servire ben oltre la contingenza fondamentale e urgente di limitare la diffusione del contagio.
Sconfiggeremo il nemico. Stiamo dimostrando un grandissimo ordine nel mantenere la calma e nel tener fede alle disposizioni che abbiamo ricevuto.
Non vedo in giro il panico di cui molti parlano. Se ne parla, ma se guardi in faccia le persone e senti come ragionano, ti accorgi che non c’è.
Siamo un popolo che non ama farsi imprigionare nelle regole e nei limiti, ma che quando ne percepisce l’importanza le riconosce, le accetta e le sa rispettare.
L’occasione che vedo in questa ordinata corsa all’immobilità temporanea, che finirà presto – ne sono certo, perchè sapremo uscire dalle trincee e adottare nuove strategie – è per noi Italiani incredibilmente preziosa.
Possiamo ritrovare quello che ci è mancato negli ultimi decenni per correre più forte degli altri nella grande competizione globale, che non cesserà di esistere per colpa del Covid-19, dalla quale ultimamente siamo rimasti un po’ troppo fuori.
Le comunità economiche e industriali con le quali competiamo, da qualche anno hanno tutte un rispetto per la cosa comune più forte del nostro. Anche quando sono fortemente liberisti, i blocchi socio-economici moderni sanno dare attenzione all’impalcatura legata al bene di tutti, che tutto sostiene.
Se ritroviamo il sentimento comune e con esso l’orgoglio, il rispetto e l’amore per le nostre cose di tutti come la Sanità, la Scuola, la Ricerca e l’Università, la trincea di oggi sarà l’alloggio delle nuove fondamenta.
La costruzione futura
La costruzione che sapremo tirare sù, forti anche dell’esperienza certamente traumatica che stiamo vivendo, sarà alta, solida e capace di garantire prosperità e benessere sostenibili.
Ma adesso non ci distraiamo, teniamo la posizione nella trincea e usiamola per creare nuovi schemi, nuovi prodotti, nuove metodologie.
Non ci deve bastare la vittoria, se possiamo costruire il trionfo.
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