Il fenomeno Dacia Spring poggia su numeri che non lasciano spazio a malintesi. Il prezzo parte da 20.100 euro (incentivi esclusi) ed è il più basso del mercato per un’auto elettrica. Gli oltre 40mila ordini in 8 mesi (dei quali 7mila in Italia) dicono il resto.
La Dacia Spring merita attenzione, perché non soltanto è la meno costosa, ma è anche l’auto elettrica più venduta sul nostro mercato. Per due mesi consecutivi, settembre e ottobre, ha messo dietro in classifica i leader dei mesi precedenti Fiat 500 elettrica, Tesla Model 3 e Smart EQ Fortwo.
Doppia prova
Obiettivo Zero Emissioni dedica alla Dacia Spring una doppia prova, svolta sulle strade di Roma da Fabio Orecchini e Nicola Desiderio.
Nella prova su strada, i due esperti si concentrano su quattro aspetti chiave: elettrificazione, ricarica, guida elettrica, prestazioni e vita a bordo
Elettrificazione
Fabio Orecchini – La Dacia Spring dimostra che si può andare in direzione diversa rispetto agli altri. L’auto elettrica non deve essere per forza costosa, tecnologicamente sofisticata e dotata di batterie gigantesche.
Il motore elettrico ha 33 kW di potenza (45 cavalli), la velocità massima è di 125 km/h e il freno a mano si aziona con la classica leva che ci ha accompagnato per una vita. Il selettore di marcia, che prende il posto del cambio nelle auto elettriche, ha tre sole posizioni: D per andare in avanti, R per la retromarcia e N per il folle.
La batteria da soli 27,4 kWh, che contribuisce con la sua leggerezza a limitare il peso complessivo dell’auto a 970 kg, garantisce 230 chilometri di autonomia sul ciclo di omologazione. In città rispondono ampiamente alle esigenze di quasi tutti gli utilizzatori.
Tu che ne dici, Nicola?
Nicola Desiderio – Penso che questa Spring sia un Bignami dell’auto elettrica. Ti ricordi quei libricini che ti aiutano a riassumere gli argomenti in vista di interrogazioni ed esami? Ecco proprio quelli. Dentro c’è tutto in formato ridotto, ma è ciò che ti serve per fare quello che un’auto elettrica deve fare: portarti da un punto all’altro della città con maneggevolezza e facilità, con la tranquillità di poterti muovere e arrivare. Anche dove e quando ad altri non è concesso, caricandosi anche come alle altre elettriche non è concesso.
E una volta che sei arrivato, parcheggi con due dita. E ti senti anche un po’ il miglior cittadino del mondo, perché hai rispettato sicuramente il codice e non ha aggiunto all’aria neppure una particella di inquinanti o di anidride carbonica. Senza contare la grassa soddisfazione che provi quando passi di fronte ad un benzinaio e anche di fronte alle colonnine…
Ricarica
Fabio Orecchini – La ricarica può avvenire dalla normale presa domestica, oppure da colonnine fino a 30 kW di potenza. La capacità di adattamento alle varie modalità, secondo quanto affermato dagli specialisti Dacia, è stata oggetto di specifico sviluppo. Per essere ai vertici del panorama elettrico.
Per quanto mi riguarda, non ho avuto nessun problema nella ricarica dalla colonnina, né dalla normale presa elettrica del garage.
Non raggiungiamo le prestazioni di ricarica veloce e ultra-veloce che necessitano di potenze superiori ai 50 kW ma per l’uso urbano quotidiano va più che bene. Nicola, sei d’accordo?
Nicola Desiderio – È il punto sul quale ho lasciato prima il nostro discorso. Questa è un’auto elettrica che potrebbe fare a meno anche delle colonnine e, al limite, anche della wallbox. Proprio per tutto quello che hai detto tu: il suo serbatoio è piccolo e per riempirlo in modalità e tempi umani non occorrono potenze o app sovraumane. Dunque il caricatore di bordo da 7,4 kW in corrente alternata e quello da 30 kW in corrente continua mi sembrano ben tagliati su queste misure.
Per la sua destinazione d’utilizzo, il ricorso alle colonnine io lo farei solo per biberonaggi d’emergenza o se ci si è dimenticati di attaccarla alla spina di casa. Ci capita con il telefonino, potrebbe accadere anche con l’auto. La Spring dunque, oltre a costare relativamente poco, ti lascia risparmiare anche sull’energia perché quella delle colonnine pubbliche, come si sa, costa di più.
Quanto ai consumi rilevati, posso dire che con la batteria carica al 98% il computer di bordo della mia Spring segna 248 km in base alla guida di più persone. Dunque 250 km reali, prevalentemente in città, con 27,4 kWh di capacità, ovvero 11 KWh/100 km. Vuol dire che, per rifornirci per 100 km, ci vogliono 5 ore se l’attacchiamo alla spina di casa e meno di 2 ore se abbiamo una wallbox o una colonnina di potenza pari al caricatore.
Guida elettrica
Fabio Orecchini – Una volta a bordo e nella prova di guida colpisce l’estrema facilità di utilizzo. La chiave di avviamento ha il telecomando di apertura e chiusura integrato e va inserita e girata per poter partire.
Niente pulsanti start, né sensori di prossimità. Il tutto si traduce in un ambiente di guida estremamente familiare per chiunque si metta al volante. Anche se è abituato ad auto di generazioni precedenti e ha sempre guidato soltanto con cambio manuale.
Nicola, com’è andata la tua prova su strada?
Nicola Desiderio – Molto bene direi. Il rito della chiave l’ho trovato anche sulla Twingo elettrica e, come dici tu, è un segno di familiarità e anche di tranquillità. Il pulsante è comodo e ormai ce l’hanno tutte le vetture mentre fino a qualche anno fa era un “premium” derivato dalle auto da corsa. Un “memento tarditatis” che qui si va senza fretta, volenti o nolenti.
Avrei voluto un recupero dell’energia un po’ più intenso, almeno la possibilità di scegliere tra due livelli. Allo stesso tempo, capisco che questa è una scelta deliberata che rientra nel concetto profondo della Spring: dare le stesse sensazioni di un’auto normale, senza decelerazioni inaspettate o – peggio ancora – il “one pedal drive”.
Prestazioni e vita a bordo
Fabio Orecchini – A bordo non c’è spazio per tecnologie di frontiera ed effetti speciali. Ma questo non impedisce di dotare di serie la versione Comfort Plus (a listino a 21.600 euro, scelta dal 90% dei clienti) di navigatore con schermo touch da 8”, videocamera posteriore con sensori di parcheggio e vernice metallizzata impreziosita da inserti arancioni.
La semplicità come punto di forza. Tecnologia semplice, proprio per questo destinata potenzialmente a tutti. Su strada con la piccola elettrica (3,73 metri di lunghezza) colpisce la maneggevolezza, resa evidente da un diametro di sterzata di 9,6 metri, accompagnata da capacità dinamiche che in città, grazie al peso contenuto, non risentono della potenza limitata del motore.
Nicola Desiderio – Sì, è proprio così: semplicità, una nota di colore e la coerenza di una casa che ha scelto di dare al cliente quello che gli serve davvero. Se si guarda sulla carta, la Spring è l’auto meno potente sul mercato, ma guardando ai suoi 45 cv mi è venuto in mente che sono gli stessi del 903 cc della prima Fiat 127 del 1973, la prima auto di famiglia che ricordo. E ce li facevamo bastare per fare tutto, anche viaggiare.
Per fortuna c’è santa coppia: 125 Nm, tutti e subito dunque a velocità urbane e ai semafori c’è sempre la spinta che serve. Le cose che mi sono piaciute di più, oltre alla maneggevolezza, sono due. La prima è il comfort e questo grazie alla leggerezza. Le auto elettriche sono più pesanti e questo comporta assetti più rigidi, pneumatici più corposi (dunque più costosi) e masse non sospese maggiori.
La seconda è la sensibilità del pedale del freno. Penso di non aver mai provato un’auto elettrificata con un feeling più “idraulico” di questa. Con il piede destro riesci davvero a dialogare con le pinze. Questo è un aspetto che, secondo me, insieme all’accelerazione “tranquilla” e al recupero moderato dell’energia aggiunge altro comfort di guida. Rafforza la “normalità” della Spring, la semplicità con la quale si dà a chi vuole un’auto elettrica per il presente e non per il futuro.
Clicca qui e leggi Dacia Spring, arriva l’elettrica low cost a meno di 20mila euro.