Livio De Santoli si occupa di energia, ambiente e sostenibilità.
Attualmente è prorettore alla sostenibilità della Sapienza Università di Roma, presidente del Coordinamento FREE (Fonti rinnovabili efficienza energetica), presidente dell’ATI (Associazione termotecnica italiana) e si occupa di molte altre cose.
La sua candidatura alle prossime elezioni nelle liste del Movimento 5 Stelle mi incuriosisce molto.
Lo conosco da molto tempo e con dieci domande cerco di capire perchè abbia accettato di scendere in campo e per cosa intenda lavorare in parlamento negli ambiti che per me sono più importanti: sostenibilità, sviluppo sociale, economico e industriale, ambiente, energia, mobilità, ricerca, scuola e università, auto elettrica, idrogeno e nuovi combustibili, politiche per i giovani.
Perchè la candidatura
1 – QUAL È IL MOTIVO CHE TI HA SPINTO A CANDIDARTI?
La mia candidatura nasce dalla volontà di mettere al sevizio del Paese il bagaglio di esperienze e conoscenze maturate in tanti anni di studi e applicazioni sul tema dell’energia, che più di altri oggi rappresenta sviluppo, crescita e democrazia di una società e che assume un carattere di urgenza anche per il contrasto al cambiamento climatico. Il programma che presento è fortemente progressista perché, nell’ambito di un approccio di ecologia integrale, cioè quell’approccio complesso alla crisi ecologica che affronti contestualmente gli aspetti economici, ambientali e soprattutto sociali, si vogliono raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione imposti dall’Europa al 2030.
Sostenibilità e politica italiana
2 – C’È SPAZIO PER LA SOSTENIBILITÀ NELL’ATTUALE DIALETTICA POLITICA IN ITALIA?
Nessuno ne parla, credo invece che un dibattito franco, serio e competente debba essere affrontato da tutti visto che questo tema risulta centrale per la nostra vita e quella delle future generazioni. Ma ci sono idee al riguardo? Sembrano tutti troppo distratti a formulare i proclami più fantasiosi.
Priorità
3 – QUALI SONO LE PRIORITÀ PER RENDERE SOSTENIBILE IL NOSTRO MODELLO DI SVILUPPO?
Il nostro modello di sviluppo, per essere coerente con il processo di decarbonizzazione urgente, deve subire una profonda trasformazione in ogni aspetto della società.
Sarà necessario sviluppare un vero e proprio piano industriale del Paese riguardante tutti i settori coinvolti nella transizione energetica. Il piano industriale deve favorire lo sviluppo di componentistica nazionale per il settore della produzione dei moduli fotovoltaici, sull’esempio di quanto recentemente si sta facendo a Catania per i moduli bifacciali, dei sistemi di accumulo come nella gigafactory di Termoli, degli accumulatori da utilizzare sui veicoli elettrificati e per il bilanciamento della rete e dei circuiti integrati. Sono settori cruciali per non essere totalmente dipendenti dall’estremo oriente.
La riconversione del comparto industriale implica la riconversione dei posti di lavoro. Infatti, l’impatto occupazionale dovuto a tale politica industriale sarebbe significativo (100.000 posti di lavoro permanenti e 1,5 milioni di posti di lavoro temporanei). Investire nella transizione energetica può quindi essere un modo per coniugare la decarbonizzazione del sistema energetico con la ripresa dell’economia italiana.
Infine la lotta alle disuguaglianze deve essere un punto centrale dell’azione politica, perché nessun aspetto della sostenibilità (ambientale, economica e sociale) deve essere trascurato.
Energia
4 – CRISI ENERGETICA, QUAL È LA STRADA PER USCIRNE?
Bisogna liberarsi definitivamente, e nel più breve tempo possibile dalle fonti fossili che stanno generando, in questo momento storico, una crisi che non ha forse precedenti. In prima battuta per ridurre la bolletta energetica sia delle imprese che delle famiglie più bisognose, sarebbe opportuno andare a modificare l’art.16 bis della Legge 34/2022 eliminando l’extraprofitto che attualmente si sta realizzando con la vendita dell’energia elettrica da fonti rinnovabili tra i produttori e il GSE. In questo modo sarebbe possibile vendere al GSE questa energia ad un prezzo concordato, per un tempo più lungo dei 3 anni attualmente previsti. Questa stessa energia, immessa nel mercato elettrico da parte del GSE e venduta al prezzo attuale di mercato, genererà un ricavo che verrà utilizzato per ridurre il caro bolletta.
Per questo la priorità assoluta riguarda le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e i combustibili alternativi (biometano e idrogeno). In particolare, 60 GW di rinnovabile nei prossimi tre-cinque anni, 7 miliardi di metri cubi di biometano, 4 milioni di pompe di calore, che corrispondono a 40 miliardi di metri cubi di gas fossile.
Mobilità
5 – MOBILITÀ SOSTENIBILE, OCCASIONE OPPURE DISDETTA PER L’INDUSTRIA ITALIANA?
Anche la trasformazione del settore dei trasporti è un’occasione per sviluppare un nuovo comparto industriale tutto italiano.
Sono determinato a favorire la diffusione della rete di ricarica per veicoli elettrici, con il chiaro obiettivo di raggiungere i 110.000 punti di ricarica ad accesso pubblico al 2030 e almeno i 3 milioni di punti di ricarica privati, domestici o aziendali, sempre al 2030 per una penetrazione di auto elettriche pari a 6.000.000.
Per il conseguimento di questo obiettivo gli aspetti più importanti da considerare sono: la realizzazione di nuove Gigafactory (oltre a quelle già esistenti di Monterubbiano e Termoli) per la produzione di batterie realizzate con materiali green ed ecosostenibili; la ricerca per la produzione di batterie ad accumulo elevato con ridotto ingombro, la realizzazione di colonnine con tempi di ricarica ridotti (le cosiddette Fast Charge) e la realizzazione di infrastrutture nazionali in grado di distribuire nelle varie regioni i carichi di energia prelevata.
Formazione e ricerca
6 – SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA POSSONO DIVENTARE CENTRALI NEL SISTEMA DI SVILUPPO E NELL’ECONOMIA ITALIANA?
Scuola, università e ricerca devono essere il motore della ripartenza della nostra economia. Su questi temi negli ultimi 30 anni ci sono stati solo tagli continui, questa tendenza deve essere invertita il prima possibile. Investire sulla formazione dei giovani significa investire sul futuro del nostro paese. Inoltre la ricerca può rendere l’Italia all’avanguardia in ogni settore, in particolare per la trasformazione del sistema energetico, nello sviluppo di nuove tecnologie e per la transizione digitalizzazione. Tenere presente poi che la grande maggioranza dei nuovi green jobs sono da impostare ex novo, sia per la progettazione dei sistemi, che per la loro gestione e manutenzione.
Auto elettrica
7 – L’AUTO ELETTRICA È INDICATA DA TUTTI COME PROTAGONISTA ASSOLUTA DEL NOSTRO FUTURO PROSSIMO MA SUL MERCATO IN ITALIA NON DECOLLA, QUALI POLITICHE DOVREBBERO ESSERE ADOTTATE?
Nella risposta 5 ho mostrato come grandi numeri debbano essere raggiunti sia in termini di infrastruttura, che per quanto concerne i veicoli stessi. L’aspetto più importante sarà la riduzione della burocrazia comunale per le autorizzazioni all’installazione delle colonnine di ricarica e l’aumento percentuale delle colonnine nel centro e nel sud in modo da rendere più agevole la transizione dai veicoli a motore endotermico, inquinanti, verso quelli elettrici puliti.
Ovviamente il programma prevederà di intensificare il sistema di incentivi a favore del rinnovamento del parco automobili verso l’elettrico e l’aumentare della flotta del trasporto pubblico con mezzi elettrici andando progressivamente a dismettere gli attuali.
Idrogeno e altri combustibili
8 – COME BEN SAI CI SONO ANCHE IDROGENO, BIOCOMBUSTIBILI E COMBUSTIBILI SINTETICI, E-FUELS COME POSSIBILI ALTERNATIVE ALL’ATTUALE DOMINIO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI, CHE RUOLO POTREBBERO AVERE?
Lo sviluppo di combustibili alternativi è fondamentale nel prossimo futuro. Non tutti i settori possono essere facilmente elettrificati e la loro decarbonizzazione deve avvenire attraverso questi combustibili. Inoltre l’idrogeno è un modo per integrare la produzione aleatoria delle rinnovabili e il suo sviluppo sarà tanto più importante quanto aumenterà la penetrazione delle energie rinnovabili nella generazione elettrica. Il tema fondamentale è quello di sviluppare contemporaneamente sistemi di produzione con quelli di utilizzo, già oggi presenti e che necessiterebbero di una strategia nazionale consolidata.
Nucleare
9 – E IL NUCLEARE? CI SONO FORZE POLITICHE CHE LO HANNO INSERITO ESPLICITAMENTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE.
Premesso che non bisogna avere pregiudizi ideologici sul nucleare, le ipotesi che circolano in questi giorni avrebbero bisogno di un approfondimento tecnico circa: tipologia del reattore, costo dell’impianto, tempi di installazione. Reattori di cosiddetta quarta generazione, anche se è oggetto di studi da un paio di decenni, hanno ancora la necessità di quantificare costi e tempi in quanto non è ancora una tecnologia commerciale ma solo sperimentale con pochi prototipi funzionanti. Più verosimilmente le proposte potrebbero riguardare reattori di terza generazione che commercialmente annoverano al momento solo quattro reattori di grande capacità nel mondo, comunque caratterizzati da costi e tempi elevati (almeno 15 anni). Dei microreattori di limitata capacità di terza generazione non è facile assumere informazioni plausibili. Ad oggi comunque il confronto dei costi con le rinnovabili è a tutto vantaggio di queste ultime. Lazard e IEA stimano un valore del fotovoltaico intorno ai 40 euro/MWh contro 165 euro/MWh, cioè quattro volte di meno. Anche considerando la presenza di sistemi di accumulo per il fotovoltaico, il costo del fotovoltaico è ancora inferiore a quello del nucleare. In definitiva per il nucleare ne riparleremo tra dieci anni almeno.
Giovani
10 – PARLIAMO DEI GIOVANI, SIAMO ENTRAMBI PROFESSORI UNIVERSITARI E IL LORO FUTURO CI STA MOLTO A CUORE. COSA ANDREBBE FATTO PER LORO?
Su questa tema è già stato avviato da me in collaborazione con altri professori, alla Sapienza un corso interdisciplinare dal titolo Sviluppo Sostenibile: la transizione culturale, ecologica e digitale con il quale vogliamo fornire una formazione sulla comprensione del concetto di sostenibilità secondo una strategia trans-disciplinare che comprende aspetti dall’individuale e quello sociale, la salute e i diritti dell’individuo, le risorse naturali, l’innovazione, la digitalizzazione, il paesaggio, il tema delle città ed il territorio, il rapporto con le istituzioni. Questo come esempio di un nuovo modo, veramente integrato, di affrontare tutte le discipline e insegnare ai ragazzi un approccio utile per affrontare il nostro futuro. Noi professori, dovremmo abbandonare i recinti dei SSD (Settori scientifici disciplinari secondo i quali sono organizzate le carriere dei docenti e la struttura dei corsi di studio) e individuare le nuove figure professionali che si renderanno necessarie in questa transizione.