Saloni dell’auto di Ginevra, Francoforte e New York. Sono bastati una manciata di giorni e un virus per cambiare luoghi e calendari di tre importanti saloni dell’automobile. E chissà che non siano i soli, visti il protrarsi e l’allargarsi dell’emergenza sanitaria.
La resa (condizionata) di Ginevra
Il primo tra i grandi saloni dell’auto ad alzare bandiera bianca è stato il Geneva International Auto Show (GIMS). Più che motu proprio, è stato il governo di Berna a mettere i sigilli alle porte prima che si aprissero, Con un decreto del 28 febbraio ha vietato le manifestazioni con oltre mille partecipanti su tutto il territorio della Confederazione Svizzera fino al 15 marzo.
Ad hoc, anche se non sembra
Visto che le giornate dedicate alla stampa iniziavano il 3 marzo e l’Expo ginevrino avrebbe chiuso proprio il 15, è apparso chiaro che Berna ha parlato a nuora perché la suocera non aveva inteso. Portare persone di tutto il mondo in una città che ospita 20 organismi internazionali avrebbe comportato troppi rischi.
O la va… ma non è andata
La Svizzera è un paese che ama la tranquillità e, da neutrale fino al midollo, evita la creazione di casi che implicano imbarazzi con altri paesi. Non conosciamo i termini contrattuali tra l’ente organizzatore e i costruttori, ma è verosimile pensare che se l’Expo avesse annullato l’evento, sarebbe stato costretto a restituire le quote di partecipazione.
Autorevolezza appannata
Proprio questo aspetto potrebbe portare strascichi per il futuro di quello che, fino a 15 giorni fa, tra i saloni dell’auto appariva il più solido e autorevole del pianeta. La centralità geografica, il carattere internazionale della città e l’assenza in Svizzera di costruttori nazionali offre a Ginevra ancora molte carte.
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Da Francoforte a Monaco
La concorrenza tuttavia si avvicina e sarà presto a Monaco. Il Verband der Automobilindustrie (VDA), ovvero l’associazione dei costruttori tedeschi, ha infatti scelto la capitale della Baviera come sede dello Internationale Automobile-Austellung (IAA). Dopo 70 anni dunque, nel 2021 il salone tedesco lascerà Francoforte per scendere più a Sud.
La meglio su Amburgo e Berlino
La crisi di del salone di Francoforte è apparsa lampante nel 2019: tante defezioni, enormi padiglioni vuoti e il 30% di presenze in meno. La VDA allora ha preso al volo la scadenza del contratto con la Messe Frankfurt e ha raccolto le candidature di Berlino, Amburgo e Monaco.
La competizione è stata serrata, ma proprio il 3 marzo c’è stato l’annuncio.
Il salone diffuso della mobilità
La città di Monaco di Baviera offre eccellenti infrastrutture per il traffico, expertise per l’organizzazione di grandi manifestazioni, ma soprattutto molti luoghi nei quali creare un evento dal format completamente diverso. Francoforte era un complesso di cattedrali chiuso in se stesso dove venerare i singoli marchi (soprattutto tedeschi) dopo aver percorso lunghe navate.
Avvenimento ancora più tedesco
Monaco sarà invece una specie di “salone diffuso della mobilità”, dai costi inferiori e calato in una città che è già una vetrina per la mobilità. Certo il carattere di salone “tedesco” sarebbe piuttosto rafforzato visto che a Monaco ha sede la BMW, a Ingolstadt c’è l’Audi e nel vicino land del Baden Württemberg ci sono la Mercedes e la Porsche oltre alla Bosch.
La capitale dei nemici
Francoforte, da questo punto di vista, è diventata una sorta di avamposto nemico. Nella vicina Rüsselsheim la Opel dal 2017 è passata nelle mani della francese PSA, Hyundai e Kia vi hanno le loro roccaforti in Europa. Il Salone di Monaco si terrà nel settembre 2021 mantenendo la cadenza biennale e alternandosi con il Salone di Parigi.
L’americano e Parigi
Guardando ai grandi saloni dell’auto, anche Il “Mondiale” – cioè il salone di Parigi – ha annunciato cambiamenti radicali e punta sulla mobilità. Per rinnovarsi, ha incaricato la Hopscotch e l’appuntamento è per il I ottobre.
Ma anche qui si profila una concorrenza inaspettata. Due giorni fa infatti il New York Auto Show (NYAS) ha comunicato che l’evento sarà spostato dal 10-17 aprile al 28 agosto-6 settembre.
La lezione del Coronavirus
L’ente organizzatore della Grande Mela ha fatto tesoro di quanto accaduto a Ginevra e ha procrastinato tutto di 5 mesi. La speranza è che il Coronavirus allenti la morsa mentre le distanze geografiche e temporali sembrano sufficienti per non impensierire Parigi. Del resto Europa e America si allontanano sempre di più, non solo in termini automobilistici.
Dal gelo al rischio congelamento
Chi invece rischia è il North American International Auto Show (NAIAS) di Detroit.
Qualcuno nel Michigan sta probabilmente pensando chi glielo ha fatto fare di abbandonare i gelidi gennai del Midwest per spostare il salone tra il 7 e il 20 giugno.
L’obiettivo era evitare l’ingombrante concomitanza del CES di Las Vegas, ma ora il pericolo è un altro.
Spaghetti, pollo e insalatina
In un comunicato, l’ente organizzatore si è detto ottimista, ma nessuno può assicurare che l’emergenza Coronavirus si plachi a tal punto da permettere di aprire i battenti del Cobo Center e celebrare ancora l’automobile in una delle sue capitali mondiali. Dove il compianto Fred Bongusto, in una sua famosa canzone, aveva immaginato follie con la sua Lola.
I saloni salveranno l’automobile
Sta di fatto che i saloni erano malati e una nuova e inaspettata malattia rischia di farli morire, almeno per come li conoscevamo, ma forse anche di farli resuscitare. L’aspetto positivo di questo dramma è che i saloni sono vivi e combattono per trovare una nuova identità. Potrebbero essere loro le vetrine per far ripartire l’automobile dopo la pandemia. E rimettere in moto la speranza.