Ionity incassa e rilancia: dall’obiettivo di 400 stazioni per 1.500 punti di ricarica ultrafast entro il 2020 si passa a oltre mille stazioni e 7mila punti entro il 2025. L’investimento è di 700 milioni di euro, possibile anche grazie all’ingresso di BlackRock, la più grande società di investimenti nel mondo con un capitale gestito che nel 2020 ammontava a 9,4 migliaia di miliardi di dollari.
Arriva la grande finanza
BlackRock è entrata nell’azionariato di Ionity attraverso il ramo Global Renewable Power, dedicato ai nuovi business legati alla transizione ecologica. Un business che BlackRock valuta potenzialmente in 10 migliaia di miliardi di dollari. Sono già oltre 250 i progetti e 150 i progetti nel portafoglio di BlackRock Global Renewable Power per un totale di 5,5 miliardi di dollari.
BlackRock è il primo investitore non automotive di Ionity, consorzio nato nel 2016. BMW, Ford, Mercedes, Volkswagen, Porsche e Audi sono gli azionisti fondatori, nel 2019 si è aggiunta la Hyundai. Tra i collaboratori del consorzio ci sono anche ENI e Enel X. L’obiettivo è costruire in 24 paesi europei una rete di ricarica ultrafast (da 150 kW a 350 kW) che favorisca la diffusione della mobilità elettrica.
Già 224 milioni di km a emissioni zero
Con il nuovo piano, cambia anche la strategia. Le stazioni di ricarica saranno posizionate non solo lungo le grandi direttrici, ma anche in prossimità dei centri urbani. Nuovo anche il concept per le stazioni denominato Oasis con 6-12 punti di ricarica ciascuno. Finora Ionity ha reso possibile percorrere 224 milioni di km a bilancio di emissioni zero con energia al 100% da fonti rinnovabili.
L’ultima novità in ordine di tempo è il plug&charge, ovvero il riconoscimento automatico della vettura attraverso la spina, senza bisogno di scheda o app. Ionity è la prima rete aperta di rifornimento europea a conseguire questo risultato che aumenta notevolmente l’esperienza di utilizzo. Tesla lo fa da sempre poiché è un network chiuso, dedicato unicamente a clienti e auto Tesla, almeno per il momento.
L’evoluzione di Ionity
Dalla tariffa unica a 79 centesimi/kWh c’è stata una differenziazione. Ora c’è la anche la Passport: 17,99 euro al mese e 0,35 euro/kWh. Le case aderenti al consorzio offrono ai loro clienti tariffe intorno ai 0,30 euro/kWh, sempre all’interno di abbonamenti. Tali sistemi di riconoscimento e pagamento recano il brand del costruttore, ma sono realizzati attraverso società di interoperabilità come Hubject.
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Per fare una comparazione con un’altra rete di ricarica ultrafast, Electrify America ha programmato un investimento di 2 miliardi di euro fino al 2027 per 800 stazioni di ricarica ultraveloce (da 150 kW a 320 kW). Siamo ancora lontani da Tesla che in Europa ha già quasi Supercharger, dei quali 43 in Italia. Ionity ha da noi 16 stazioni e altre 4 in costruzione.
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Il ritardo, nonostante leggi e denaro
L’Italia dunque è indietro e in modo clamoroso sulla rete ultrafast lungo le grandi direttrici. Nonostante il DL 257/2016 imponesse la realizzazione di un adeguato numero di colonnine in autostrada entro la fine del 2020, ne sono state realizzate solo 11 sulle 468 previste. È da capire perché, anche in presenza di strumenti legislativi, dati di mercato ed investimenti poderosi, la situazione sia ancora tale.
La notizia infatti è che la transizione ecologica e la mobilità alternativa hanno già attivato capitali immensi. Reuters ha quantificato in 515 miliardi di dollari gli investimenti del settore automotive fino al 2030. BackRock valuta che il business green valga 20 volte tanto. L’ingresso in Ionity è il segno che costruire reti di ricarica è un business sul quale puntare.