ALD Automotive, società di noleggio a lungo termine del gruppo Société Générale, ha ottenuto dalla Banca Europea d’Investimento (BEI) un finanziamento di 250 milioni di euro per acquistare 15mila veicoli a basse emissioni (ibridi ed elettrici) da immettere in flotta. Tale iniziativa rientra all’interno nel CTF (Cleaner Transport Facility), programma lanciato nel 2016 daIla Commissione Europea per promuovere la mobilità sostenibile e che può contare per il 2019 su un fondo di 4,8 miliardi.
Elettrificazione uguale accelerazione
I paesi più interessati dall’iniziativa sono Francia, Germania, Spagna, Belgio, Olanda e anche Italia dove ALD ha un parco di 190mila veicoli e 69mila clienti. A livello globale, ALD è il terzo operatore per grandezza, opera in 43 paesi e ha una flotta di 1,68 milioni di veicoli dei quali 84mila ibridi ed elettrici, ma alla fine del 2019 saranno 118mila e 200mila nel 2020. Dunque il ritmo di inflottamento di auto elettrificate è destinato ad accelerare.
Se i privati fanno l’interesse pubblico
È la prima volta che la BEI finanzia una società di noleggio a lungo termine o di leasing e di flotte acquistate da un ente privato e non pubblico. In questo modo, viene stabilito un precedente che riguarda tutte le società finanziarie del settore automotive, siano esse indipendenti o “captive” ovvero emanazioni dei costruttori. Ad esse viene riconosciuto un ruolo di “pulitori” del parco circolante e dunque di facilitatori della transizione verso veicoli meno inquinanti.
L’intenso costo della tecnologia
Queste attività sono però ad elevata intensità di capitale e questo passaggio è ancora più costoso tanto che la stessa ALD poco più di un anno fa ha emesso 500 milioni di euro in titoli per finanziare specificatamente il rinnovo del parco con 14.300 nuovi veicoli, per il 76% ibridi e ibridi plug-in e 24% elettrici. È dunque possibile che gli investimenti pubblici e privati convergano per raggiungere obiettivi sia politici sia economici.
Il ruolo politico dell’UE
Queste forme di finanziamento aprono inoltre un’altra riflessione su come incentivare la transizione ecologica in modo politico. Per agevolare la diffusione di auto a basse emissioni si è infatti spesso parlato di incentivi all’acquisto verso i privati. Di fronte però mezzi sempre più costosi, a fattori di incertezza sempre più numerosi e all’emergere di nuovi comportamenti di acquisizione della mobilità, gli stessi privati ricorrono sempre di più al noleggio. La pressione sui prezzi arriva, oltre che per le tecnologie di propulsione, anche per quelle di connettività e soprattutto per la sicurezza.
Il problema ecologico e quello sociale
Le auto elettrificate, connesse e a guida sempre più automatizzata costano e la loro minore accessibilità potrebbe costituire un problema sociale, dunque politico. Piuttosto che agire sui singoli acquirenti, la politica potrebbe allora virare verso i grandi centri di acquisto di veicoli. Il loro effetto sul parco circolante è più veloce, organizzato e controllabile con un duplice effetto sociale: rendere le auto efficienti e sicure più accessibili, stabilizzarne il valore e dunque ridurre il rischio finanziario sia per i privati sia per le aziende.
Il problema del denaro e del valore
La riflessione investe anche le case automobilistiche che, dopo la necessità di finanziare cambiamenti tecnologici epocali appena iniziati, devono trovare ulteriore denaro. Devono infatti “autoacquistare”, attraverso le loro finanziarie, i veicoli che producono per renderli accessibili ai clienti e rispettare le normative che riguardano le emissioni effettive delle auto nuove messe su strada. La pena sono pesantissime multe, ma anche la tenuta del valore delle loro auto.
Non azzoppare la gamba che cammina
La riflessione finale va poi al regime fiscale italiano sulle flotte che è già ampiamente il più punitivo d’Europa. Nonostante questo, il settore del noleggio è cresciuto moltissimo diffondendosi anche presso i clienti privati. Se entrasse in vigore quanto paventato, in prima battuta, sulla Legge di Stabilità 2020, si metterebbero i bastoni nell’ingranaggio che spinge il rinnovamento del parco circolante in Italia. Tra auto immatricolate direttamente alle aziende e quelle in noleggio a lungo termine, si parla del 35% del mercato.
Come allontanare progresso ed Europa
Questo pericolo sembra scongiurato, almeno in parte, ma va detto che, azzoppando anche minimamente questi canali, l’Italia si allontanerebbe dall’UE in un senso triplice: rallenterebbe il rinnovamento del parco più obsoleto del Continente, attuerebbe un regime fiscale ancora più restrittivo e rifiuterebbe indirettamente un finanziamento europeo poiché ALD si ritroverebbe costretta a dirottare parte della nuova flotta finanziata dalla BEI verso altri mercati. E si parla di auto ad elevato valore, dunque anche capaci di generare elevate entrate per l’erario. Decisamente non ci conviene.