La Mazda CX-60 plug-in è secondo me un modello molto importante per il marchio di Hiroshima, famoso ed amato per il suo anticonformismo e i suoi motori dalla tecnica raffinata, sempre dotati di soluzioni originali rispetto alla concorrenza.
Anche in un mondo in cui dominano i software di progettazione, l’ingegneria proposta dai tecnici della Mazda riesce a sfuggire alla legge della convenienza, sempre a vantaggio delle soluzioni standardizzate.
Comodamente elettrica in città
Nella mia prova di utilizzo, la Mazda CX-60 plug-in si rivela fin dal primo giorno comodamente elettrica in città.
La batteria da 17,8 kWh garantisce in tutte le condizioni di prova oltre 40 chilometri di autonomia (sono 60 quelli indicati dalla casa, raggiungibili con una guida accorta e in condizioni di clima mite) senza la necessità di avviare il motore a benzina.
Ricarica in garage
Se si dispone di una presa di ricarica in garage, condizione secondo me necessaria per chi sceglie un’auto ibrida plug-in, la batteria si ricarica comodamente ogni notte anche in assenza di wallbox.
Questo garantisce un costo contenuto dell’elettricità – visto che si può accedere ad offerte domestiche – e una partenza sempre ad accumulatore pieno da casa.
Guida in elettrico
Rendere fluida la guida in modalità elettrica di un’auto che pesa quasi due tonnellate e ha un motore a benzina quattro cilindri 2,5 litri di cilindrata sotto il cofano, che alza notevolmente il baricentro rispetto alle auto esclusivamente elettriche con batteria nel pianale, non è un’operazione semplice.
Gli ingegneri Mazda riescono nell’impresa ma le sospensioni, nell’uso misto, risultano inevitabilmente un po’ rigide.
Nell’utilizzo urbano, se ci si sposta per percorrenze coperte dall’autonomia delle batterie (tra 40 e 60 chilometri) il gusto del silenzio e della reattività immediata del motore elettrico da 129 kW di potenza e 271 Nm di coppia massima, insieme alle sensazioni di guida restituite da un’auto che marcia in elettrico utilizzando una trazione integrale meccanica di tipo convenzionale consegnano al conducente impressioni molto piacevoli.
Guida extraurbana
La parte extraurbana della prova è apparentemente la più tradizionale. Infatti entra in gioco il motore a benzina e questo riporta a bordo sensazioni di accelerazione, suono e vibrazioni decisamente familiari a tutti, anche a chi è abituato a viaggiare su auto convenzionali.
Il comportamento della Mazda CX-60 Phev sul misto e in salita, come anche in autostrada, è da grande viaggiatrice.
Se spazio a bordo ce n’è tanto, anche di potenza nella doppia motorizzazione ce n’è in abbondanza, visto che con i suoi 241 kW (327 cv) e 500 Nm di coppia massima, la Mazda CX-60 Plug-in è la Mazda più potente mai arrivata sul mercato.
Sistema ibrido
La mia attenzione, com’è forse intuitivo, su questa macchina va in particolare sull’insieme del sistema ibrido-elettrico.
Motore a benzina, motore elettrico, batterie, elettronica di potenza e sistema di gestione dei flussi rappresentano una solida base per le numerose Mazda altamente elettrificate e con funzionalità plug-in che mi aspetto di vedere nei prossimi anni.
La dinamica di guida è molto buona in condizioni extraurbane e risulta un po’ ruvida in condizioni urbane in trazione soltanto elettrica a bassa velocità e nel cambio tra funzionamento elettrico e ibrido, all’accensione del motore a benzina.
Questo è dovuto probabilmente alla scelta di mantenere una trazione integrale meccanica, che però è in grado di regalare agli amanti della buona guida sensazioni molto forti sul misto.
Senza la necessità di portare l’auto a velocità troppo elevate, infatti, la grande potenza disponibile e la componente sempre molto importante di trazione posteriore, insieme al bilanciamento delle masse ottenuto col posizionamento arretrato dell’abitacolo, conferiscono alla Mazda CX-60 plug-in una guidabilità da sportiva.