Mobilize costituirà il 20% del fatturato del Gruppo Renault nel 2030 sfruttando il principio del VaaS (Vehicle as a Service) e integrando tutto il business attraverso il software installato sui veicoli. Di seguito i passaggi decisivi del discorso introduttivo fatto da Luca De Meo, amministratore delegato, all’evento digitale di presentazione del piano.
Le dichiarazione di De Meo
«Mobilize è uno dei pilastri del piano Renaulution ed è una nuova generazione di compagnia automobilistica. Nuova perché andiamo dal prodotto al servizio, dall’hardware al software, il contrario di quello ce si è sempre fatto. È la rivoluzione copernicana di Renaulution. Abbiamo puntato su tre opportunità perché ci sono tre bug che noi vediamo nel sistema: il gap tra utilizzo e costo, il rapido deprezzamento dell’investimento del bene auto e l’impatto sull’ambiente.
Ora sappiamo come cambiare tutto questo cambiando completamente il modello di business. Tutto questo non va bene per i nostri clienti, per l’ambiente e la qualità del nostro business. L’auto elettrica favorisce e accelera la trasformazione della catena del valore. La mia stima è che il mercato dei servizi per la mobilità e l’energia in Europa crescerà da 250 miliardi del 2020 a 400 miliardi nel 2030, ovvero il 60% in più.
Per questo abbiamo bisogno di creare una nuova compagnia e un nuovo marchio oltre Renault, Dacia e Alpine. Ed è la prima volta in 120 anni che creiamo un nuovo brand dal nulla. La nostra ambizione è creare una nuova mentalità, un nuovo modo di lavorare, cogliere nuove opportunità, agire in un nuovo ecosistema nel quale agiscono anche le start-up, i veicoli sono concepiti appositamente per i servizi: per questo abbiamo bisogno di una nuova strategia e di un nuovo modo di mettere insieme tutte le parti del Gruppo.
Sappiamo come fare i veicoli e questa è la nostra competenza fondamentale, sappiamo come venderli e finanziarli, abbiamo risorse tecnologiche forti, abbiamo le persone sul campo, con oltre 6mila concessionari in Europa e infine abbiamo il nostro ecosistema software.
Ma quello che distingue Mobilize non è solo il fatto che copriamo tutti i segmenti della catena del valore, ma che ad essi dedichiamo team di lavoro ed ingegneri che svilupperanno veicoli dedicati ai servizi. E questo cambierà completamente il gioco. Il messaggio è molto chiaro: Mobilize è chiamata ad essere il fulcro di Renault verso la nuova mobilità creando nuovi business e creando valore».
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La Renauluzione compernicana
Una rivoluzione dunque nella rivoluzione, che fa leva sull’elettrificazione, ma va più a fondo cambiando il punto di vista sullo sviluppo dei prodotti. Mobilize infatti avrà una gamma composta da 4 modelli disponibili solo con il brand Mobilize e solo in forma di servizio. In pratica, non si potranno acquistare e la loro architettura sarà definita a partire dal software.
Paghi solo l’utilizzo
Sarà questo che il cliente pagherà: l’aspetto immateriale del veicolo ovvero l’utilizzo. L’hardware invece sarà una risorsa che la società automobilistica (o di servizi automobilistici) creerà e gestirà durante tutto il suo ciclo di vita detenendone il possesso, con tutto quello che c’è al suo interno. Il tesoro maggiore è sicuramente la batteria che può avere più vite e può essere recuperata e riciclata.
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La definizione del software
La descrizione “software defined” è molto interessante. Non perché sia tecnicamente nuova per un’automobile, ma perché diventa fondante per lo sviluppo di un’intera gamma di veicoli e un intero ecosistema le cui fonti di sostenibilità e profitto non si basano più sul metallo, ma sui dati.
Il braccio finanziario è il cuore
In questa rivoluzione, la società finanziaria RCI Bank and Services diventa Mobilize Financial Services pronta a intercettare la crescita dell’80% del mercato della locazione operativa e a sostenere una flotta che nel 2030 raggiungerà un milione di mezzi a noleggio e 200.000 in abbonamento.
L’usato non è più da buttare
Altro aspetto interessante è che tutto questo riguarderà sempre di più i veicoli usati. Questo vuol dire che l’usato e il remarketing sono destinati a diventare un business sempre più profittevole, molto più della vendita del nuovo che assottiglierà la propria fetta. Questo vuol dire che il valore residuo non esisterà più o, almeno, non sarà più un problema del cliente. Mobilize parla di servizi assicurativi basati sull’utilizzo e di eco-fidelizzazione, dunque su una incentivazione basata sui comportamenti dell’utilizzatore.
Ciò che è umano è anche soft
Anche questo aspetto non è nuovo, ma è interessante che chi utilizza l’automobile diventa una parte del software, un elemento fondante di un ecosistema che deve creare valore per tutti. Sia come singoli sia come collettività. I veicoli di Mobilize promettono un TCO inferiore del 35%, saranno costruiti con il 50% di materiali riciclati e saranno riciclabili al 95%.
Mobilize come mezzi e come brand
E naturalmente saranno elettrici, dunque a zero emissioni utilizzando energia che passerà anch’essa attraverso Mobilize e i suoi oltre 260mila punti di ricarica interoperabili. Ora Renault ne controlla direttamente 22mila, saranno 165mila nel 2030. Questo vuol dire ridurre anche l’impronta di CO2. Va detto che Mobilize coprirà anche gli altri marchi per quanto riguarda i servizi dunque una parte dell’intera flotta gestita (20-30%) avrà ancora un motore a combustione interna.
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Dall’attivo alla guerra
Dunque ambizione e consapevolezza in un momento che per Renault è fondamentale, ma anche inaspettatamente complicato. Dopo infatti aver riportato il gruppo in attivo e il sereno nei rapporti con Nissan, De Meo adesso si trova ad avere a che fare con la questione russa. Renault è infatti il costruttore nettamente più esposto con la Russia, sia in termini industriali (45mila dipendenti) sia di mercato (quasi 500mila unità vendute nel 2021 con una quota del 28,8%).
L’accordo e la speranza
L’accordo, arrivato in queste ore con il governo di Mosca, prevede la cessione del 100% di Renault Russia alla municipalità di Mosca il 67,69% di AVTVAZ al NAMI. Si parla di cespiti che valgono 2,2 miliardi di euro, ma non si conosce il valore al quale sono stati ceduti. L’accordo però prevede il diritto del loro riacquisto entro 6 anni. La speranza è che, per allora, la situazione possa essere più favorevole, a tal punto da riallacciare quei legami che erano stati costruiti con 30 anni dopo la fine della Guerra Fredda e in 2 mesi di insensatezza si sono volatilizzati.