Nel 2030 i veicoli ad emissioni zero saranno un quarto del totale di cui il 20% sarà coperto dall’idrogeno. Ne è convinta la Bosch, ovvero il più grande fornitore al mondo di componenti del settore automotive. Per quella data il 75% dei nuovi veicoli avranno ancora a bordo un motore a scoppio.
Orizzonte zero emissioni il resto è ibrido
In altre parole, la soluzione più ampia ed effettivamente efficace sarà l’ibrido nelle varie gradazioni, dal mild a 48 Volt al plug-in. Per migliorarne l’efficienza, saranno necessari motori elettrici all’avanguardia e a combustione interna ancora più efficienti. Per questo Bosch continua ad investire sui propulsori a benzina e a gasolio pur spendendo 400 milioni di euro all’anno per condurre la ricerca sulle emissioni zero.
La neutralità tecnologica è la chiave
«Il percorso che porterà a una mobilità priva di emissioni deve essere neutrale dal punto di vista tecnologico. È l’unico modo per rendere la mobilità sostenibile e accessibile al grande pubblico» ha detto il CEO Volkmar Denner intervenuto al secondo Forum Internazionale dei Trasporti (FIT – ITF). A conti fatti, il 25% dei nuovi veicoli sarà ad emissioni zero: di questi il 20% sarà a batteria e il 5% ad idrogeno. Queste previsioni dimostrano ancora una volta che la riduzione delle emissioni, per essere praticabile, deve avere progressiva e avere un costo ripartito nel tempo.
Powercell, da una costola di Volvo
Per le batterie, Bosch ha stabilito un accordo con la cinese CATL mentre per le fuel cell il partner è la svedese Powercell, azienda di Göteborg nata nel 2008 da una costola della Volvo. Bosch ha dapprima stabilito nell’aprile del 2019 un accordo con la Powercell pagando 50 milioni di euro per l’industrializzazione entro il 2022 di sistemi fuel cell basati su cella S3. In novembre è entrata nel capitale per l’11,3% rilevando le azioni detenute in precedenza dalla Midroc New Technology.
Pensare dapprima in grande
Più che alle automobili, Bosch pensa ai veicoli commerciali e agli autocarri che devono abbattere le emissioni del 15% entro il 2025 e del 30% entro il 2030. Un sistema di propulsione ad idrogeno è ancora costoso e ingombrante, ma il suo impatto è inferiore su un mezzo pesante. Due terzi del costo totale è dovuto allo stack. Il prezzo del combustibile è già concorrenziale: un kg di idrogeno costa 5 euro e ha l’energia di 3 litri di gasolio. Un autocarro da 40 tonnellate consuma 7-8 kg di idrogeno ogni 100 km.
Come rendere convenienti le fuel cell
L’idrogeno a molti sembra la soluzione migliore per il trasporto pesante poiché assicura lunghe percorrenze. La tecnologia di Powercell appare promettente perché è basata su un sistema di assemblaggio semiautomatico che ha il potenziale per ridurre i costi di produzione. Questo fattore è decisivo per l’adozione dell’idrogeno anche sulle vetture, in particolare quelle destinate ad utilizzi extraurbani e bisognose di elevate autonomie con soste brevi per il rifornimento.
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Idrogeno con le ruote o senza
La tecnologia scelta da Powercell è quella a membrana polimero-elettrolita o a scambio protonico (PEM). Bosch sta esplorando anche le celle SOFC (Solide Oxide fuel Cell) ovvero a ossidi solidi per l’utilizzo stazionario. In quest’ultimo caso il partner è la britannica Ceres Power. La SOFC è meno raffinata e costosa delle PEM e funziona ad alta temperatura. In compenso è più flessibile, sia per i combustibili in grado di utilizzare sia per la forma. Una cosa è sicura: Bosch vuole giocare in tutti e due i campi.
L’idrogeno è naturalmente sistemico
Il motivo è semplice: Bosch ha due terzi del suo fatturato (circa 80 miliardi) derivante dall’automotive, ma è tradizionalmente attiva nel settore energetico sia per l’edilizia residenziale sia per l’industria. Chi ha dunque un approccio più ampio all’energia sa che l’idrogeno è una soluzione sistemica. Dunque ha bisogno di più azioni coordinate, ma alla fine è più efficiente e sostenibile dell’elettrico tout court. L’azione di Bosch ha inoltre un valore politico: creare un forte polo industriale, ben integrato con il mondo della ricerca, ha un valore strategico.
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L’Europa che guarda lontano
Ricucire il vantaggio cinese e americano sulle batterie sarà lungo e difficile. In questo hanno un ruolo fondamentale la politica e l’asse Francia-Germania. Quest’ultimo ha già messo in moto il processo per la formazione di un consorzio europeo per le batterie ed è già il più attivo nel campo dell’idrogeno. In questo caso i concorrenti sono il Giappone e la Corea. Sarà dunque meglio che stavolta l’Europa si muova prima per non commettere lo stesso errore compiuto per le batterie.