L’ambiente è una grande occasione di sviluppo.
Per quelli che sono ancora duri d’orecchi ci sono i cotton fioc. Ma non più quelli di plastica, perlomeno in Italia. Il nostro paese anticipa tutti in Europa e fa scattare la sua industria al comando, pronta a cogliere l’occasione del 2021.
Dal primo gennaio 2019 i cotton fioc in Italia possono essere solo in materiale biodegradabile.
In questo modo il nostro Paese si mette in regola con ben 2 anni di anticipo con quanto previsto dall’Unione Europea che ha dichiarato ufficialmente guerra alle plastiche, in particolare a quelle monouso come i bastoncini dei cotton fioc, appunto, oltre a posate, cannucce o anche vaschette usate per i panini in alcuni fast food. Tutto questo sarà bandito livello continentale dal 2021.
Del resto l’inquinamento da plastica è diventato un problema mondiale e i dati sono impressionanti.
Solo il 30% della plastica prodotta è riciclato, il resto va a finire in gran parte in mare e costituisce l’85% dei rifiuti marini.
Senza contare la microplastica che è presente anche nell’aria e arriva, di fatto, nei nostri polmoni e sulle nostre tavole prima di inquinare i fiumi e i mari.
Secondo i rilevamenti di Legambiente, che ha portato avanti la battaglia per arrivare al bando dei bastoncini non biodegradabili, il 9% di tutti gli oggetti che si ritrovano sulle nostre spiagge è costituito proprio da cotton fioc.
I prossimi prodotti ad essere messi al bando dal 2020 saranno i detergenti ad azione esfoliante, ovvero i cosiddetti “scrub” che, per realizzare il loro effetto, contengono minuscole particelle plastiche impossibili da depurare.
Il divieto di uso e produzione della plastica permetterà, oltre a tutelare l’ambiente e la salute, di sviluppare un vero filone industriale ad economia circolare, scongiurando l’emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e danni ambientali per 22 miliardi di euro.
Inoltre, ci saranno ben 6,5 miliardi di risparmi per i consumatori.
In Europa si utilizzano ogni anno 49 milioni di tonnellate di plastica, il 40% dei quali utilizzati per imballaggio, ed è un settore che genera 340 miliardi di euro e 1,5 milioni di posti di lavoro.
Riciclare un milione di tonnellate di plastica equivale a un milione di auto in meno sulle strade.
Mentre la quadruplicazione dell’industria del riciclo può creare 200mila nuovi posti di lavoro.
C’è dunque un’industria da creare e che, partendo dalle norme e dai comportamenti più virtuosi, può trasformarsi in benessere totale e per tutti.
L’Italia è partita in anticipo – non solo sui cotton fioc, ma anche sulle buste non biodegradabili nel 2011 e per l’ortofrutta lo scorso anno.
Si tratta ora di sviluppare un’industria che porti, insieme ai benefici per l’ambiente e per la salute, un’opportunità di business che vale l’economia del futuro, quella che fa rima con ecologia e ci permetterà di prevenire molti dei problemi che attanagliano le nostre città.
L’Italia non deve arrivare prima solo per i divieti, quindi, ma deve saperli usare per creare industria in anticipo rispetto agli altri.