Renault acquisterà il litio della Vulcan Energy Resources (VER) e sarà dunque la prima casa automobilistica europea che impiegherà litio estratto da salamoio geotermica per le sue auto a batteria. L’accordo sarà formalizzato il 20 novembre e diventerà operativo dal 2026 e avrà durata quinquennale per una fornitura che oscilla tra 6mila e 17mila tonnellate di litio all’anno.
Grazie a questo accordo, Renault ridurrà la proprie emissioni di CO2 di 300-700 kg per ogni batteria da 50 kWh. Il litio geotermico dunque fa il suo debutto ufficiale nel mondo dell’automotive europeo, ma non è il primo accordo della VER. La società australiana ha infatti firmato nei giorni precedenti con LG Energy Solution per 5mila tonnellate annue a partire dal 2024 con la prospettiva di raddoppiare gradualmente.
Si sonda sempre di più
Intanto la Vulcan ha messo a segno un altro colpo. Ha infatti ottenuto l’approvazione per compiere ulteriori sondaggi lungo l’Alta Valle del Reno su una nuova area di 108 kmq in Assia, accanto a quelle già possedute nei land della Renania Palatinato e del Baden-Württemberg. Il prossimo passo sarà la quotazione alla Borsa di Francoforte attraverso la sua consociata tedesca Vulkan Energie Resourcen GmbH.
L’obiettivo è raccogliere finanziamenti sul mercato europeo. Tuttavia non ci sono ancora notizie su quando questo avverrà e quali saranno le banche che cureranno il collocamento in borsa. Le notizie intanto hanno già sortito i loro effetti sulla piazza di Sidney. Dal 2 agosto, giorno dell’annuncio dell’accordo con Renault al 10 agosto le azioni della Vulcan Energy Resources sono passate da 9,75 a 14,48 dollari australiani, +48,5%.
Dalla borsa di Sidney a Francoforte
Il I giugno 2018, giorno del primo collocamento valevano 22 centesimi e a gennaio 2021, in occasione della pubblicazione del studio per il progetto Zero Carbon Lithium, avevano raggiunto 9,89 dollari. Non si sa nulla dell’istruttoria già avviata presso la Banca Europea di Investimenti, ma in VER potrebbero aver capito che non si può aspettare e i soldi necessari potrebbero arrivare da costruttori di celle, batterie e automobili.
General Motors si è già mossa in questo senso entrando nel capitale della Controlled Thermal Resources (CTR) che partecipa a Hell’s Kitchen, il progetto da 1,8 miliardi di dollari con l’obiettivo di produrre 76 milioni di tonnellate di idrossido di litio all’anno. VER dovrebbe partire entro il 2021 con l’impianto pilota, avviarsi nel 2022 e raggiungere nel 2024 le 15mila tonnellate di idrossido di litio per arrivare poi a 40mila tonnellate.
Ascesa verticale
Secondo la EGEC (European Geothermal Energy Resources) disciolto nei sali delle salamoie geotermiche europee c’è il 25% del nostro fabbisogno di litio nel 2030. Per quell’anno in Unione Europea si produrranno 500 GWh di batteria all’anno, secondo alcuni 800 GWh. E buona parte di queste gigafactory saranno in Germania e Francia, ovvero vicine ai giacimenti geotermici e ai grandi stabilimenti di automobili.
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La VER potrebbe dunque essere un ottimo bocconcino. Se davvero l’estrazione del litio da salamoia geotermica è un progetto industrializzabile, assumerebbe un valore strategico. Non solo per le case automobilistiche, ma anche per Unione Europea e USA vogliono aggirare la strapotere cinese che è esercitato sia per la produzione di celle sia per l’approvvigionamento del litio.
A ognuno il suo
Avere una risorsa fondamentale, ma anche ben distribuita sul globo rispetto ai mercati principali, rappresenterebbe un fattore di equilibrio geopolitico fondamentale per i prossimi decenni. C’è la possibilità di creare un mondo più pacificato rispetto all’era del petrolio, ma anche più giusto e pulito. L’estrazione infatti avverrebbe senza problemi etici e di sfruttamento e con filiere molto più corte e rispettose dell’ambiente.
Il mondo economico ha già fiutato da tempo il business moltiplicando gli investimenti green. Renault potrebbe essere in pole position per compiere un investimento strategico che le porterebbe sostanziali vantaggi di posizione. Il problema per la casa francese è la sua situazione finanziaria, che però ha alle spalle un attore importante: il governo francese, che potrebbe decidere di dare il via libera con un’iniezione di denaro dettata dall’interesse nazionale e continentale di abbattere l’impronta di CO2.
L’asse franco-tedesco
Se questo dovesse accadere però non sarà mai in competizione con la Germania. E non solo per un problema di territorialità, ma per l’esistenza di un asse politico forte che rappresenta la spina dorsale dell’Europa. Dunque, se l’azienda condotta da Luca De Meo dovesse fare la prima mossa, c’è da scommettere che dall’altra parte del Reno arriverà un contrappeso almeno pari. E chissà che non sia un consorzio composto da grandi aziende tedesche.
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