Andare nel quartiere Trastevere di Roma guidando un’auto elettrica è un’esperienza che fa riflettere parecchio su quanto abbiamo ancora da fare per liberarci dei pericoli ambientali che minacciano sempre più aggressivamente la nostra vita di tutti i giorni.
Nel centro congestionato, rumoroso e ormai caratterizzato da un odore costante di fumi di scarico, è chiara la percezione di una città costantemente sotto scacco.
Eppure proprio l’auto elettrica mi dice col suo silenzio che Roma ce la farà.
Ne ha viste tante questa città, supererà anche la vergogna dei rifiuti in strada, dell’inciviltà di alcuni suoi abitanti (non posso definirli cittadini, questa qualifica appartiene a chi Roma la rispetta, non indistintamente a tutti quelli che la occupano con la loro presenza), degli scarichi sbuffanti che anneriscono le sue bellezze.
La sfida della ricarica alla colonnina
Se nella guida il fatto di essere a Trastevere non fa poi molto la differenza rispetto alle altre zone, tutte trafficate e inquinate del centro, la grande sfida è riuscire a ricaricare l’auto.
I Taxi parcheggiati
Le colonnine di ricarica dell’Enel X sono in Piazza Belli, ci passo davanti e non le vedo.
Sono coperte dai taxi parcheggiati proprio sugli stalli dedicati alle auto in ricarica.
Non ci sono auto attaccate e gli spazi liberi, in una città come Roma, vengono immediatamente occupati.
Al secondo giro mi fermo, chiedo ai tassisti di farmi spazio ed ho subito attenzione. Si spostano due taxi e posso avvicinarmi comodamente e attaccare l’auto.
Avvicino il mio portachiavi dotato di sistema di identificazione, la colonnina mi riconosce, sblocca la presa che richiedo e posso inserire il connettore.
La ricarica
Si tratta di una ricarica di bassa potenza e velocità limitata.
Per la batterie da 90 kWh della Jaguar I-Pace è una specie di solletico.
Ho pochi minuti a disposizione. Li utilizzo per ricaricare e per dare informazioni ai tassisti, che nel frattempo si sono avvicinati incuriositi.
L‘auto elettrica, così semplice e per certi versi ovvia per chi si occupa ogni giorni di mobilità e ambiente, è ancora ben poco conosciuta da chi poi la mobilità la realizza ogni giorno sulla strada.
Il risultato
Il tempo a disposizione è terminato. La ricarica è andata bene da ogi punto di vista, compreso quello del rapporto cordiale e stimolante coi tassisti del parcheggio di Piazza Belli.
L’auto ha guadagnato pochi chilometri di autonomia, non poteva essere diversamente in un tempo limitato e con quel tipo di colonnina.
la lezione appresa
Ha funzionato tutto e anche bene.
Quello che serve però, per auto come la Jaguar I-Pace che attirano l’attenzione e garantiscono prestazioni estremamente appaganti, è un’infrastruttura di ricarica ad alta potenza e alta velocità. Anche in città.
Le auto elettriche ci possono liberare dal petrolio e dall’inquinamento ma necessitano di infrastrutture adeguate.
L’occasione, anche per Roma
La nuova mobilità a Emissioni Zero è secondo me una grande occasione da sfruttare per dare attenzione alle nostre città, prima tra tutte certamente la capitale Roma, e realizzare nuove infrastrutture che siano in grado di stimolare e trainare nuovi comportamenti.
Dobbiamo ricostruire una città bella, pulita e respirabile.
Non accontentarci di far sopravvivere una città abbruttita, spesso sporca e irrespirabile.