Anche Stellantis guarda al litio geotermico. Il gruppo franco-italiano ha infatti firmato con Vulcan Energy un accordo di fornitura quinquennale per 88-99mila tonnellate di idrossido di litio ricavato da salamoia geotermica. L’accordo parte dal 2026 ed è subordinato all’avvio dello stabilimento di Vulcan.
Stellantis dunque segue a ruota la strada intrapresa da Renault e da LG, che hanno firmato accordi analoghi con la società mineraria australiana. Anche General Motors crede nel litio geotermico e per questo ha investito in Controlled Thermal Resurces e nel progetto Hells’ Kitchen presso il lago Salton, in California.
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Stellantis ha un piano di investimenti da 30 miliardi per l’elettrificazione (e digitalizzazione) fino al 2025. L’obiettivo è vendere il 70% a basse emissioni (presumibilmente ibride plug-in ed elettriche) in Europa, il 40% in USA. Stellantis costruirà 5 gigafactory nel Vecchio Continente delle quali una a Termoli (CB).
Per Vulcan Energy è un altro grande cliente nel portafoglio che dà ulteriore credibilità al progetto Lithium Zero Carbon. Ulteriore credibilità arriva anche per la possibilità di fare del litio geotermico un assett decisivo per sviluppare il business delle batterie. In modo sostenibile e indipendente per l’Europa.
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Estrarre il litio in Europa vuol dire dare sostenibilità, economica e ambientale, e stabilità all’industria europea dell’automobile. Vuol dire perlomeno diminuire la dipendenza da materie prime controllate quasi totalmente dalla Cina. Vuol dire anche dare coerenza ad una strategia di sviluppo che contemperi ambiente, benessere e società.