DI MARIO CIANFLONE – GIORNALISTA DEL SOLE 24 ORE
Tank to Wheel. Dal serbatoio alla ruota. È questo il metodo, sbagliato, per calcolare le emissioni di CO2 di un’autovettura. Un calcolo semplice quanto fuorviante perché non tiene conto di quello che c’è a monte. In questo modo le emissioni di anidride carbonica di un’auto elettrica sono sempre zero. Nulle.
Ma solo localmente perché non si tiene conto che per produrre l’energia necessaria a ricaricare le batterie è necessario bruciare, in molti casi, combustibili fossili.
E dunque, considerando invece tutto il processo, “from well to wheel“, dal pozzo alle ruote le emissioni di CO2 delle auto alla spina non è più zero. E se per caso si usano centrali a carbone a quel punto l’impatto ambientale è ancora peggiore. Le emissioni delle elettriche sono zero se, e solo se, l’energia per ricaricare è prodotta da fonti rinnovabili. E questo non è facile e neppure praticabile ovunque.
Occorre che i legislatori, soprattutto in sede comunitaria cambino approccio e considerare l’intero ciclo, tutto il processo e non solo una parte. Altrimenti la neutralità tecnologica diventa una chimera e le regole che stabiliscono i limiti alle emissioni si trasformano in un pretesto ideologico per sostenere l’auto elettrica sempre e comunque. Senza considerare, sempre nell’ottica dell’intera catena delle emissioni, il dispendio di energia che serve per smaltire pacchi batteria enormi. E questo non è un bene.
Non aiuta l’ambiente e danneggia l’industria e questo si traduce in un impatto sociale, economico occupazionale devastante.