Lo zaino Dyson capace di misurare la concentrazione di inquinanti nell’aria che ci circonda ha avuto il suo momento di celebrità in Italia qualche mese fa grazie alla presentazione dei dati relativi agli effetti del lockdown in otto città del mondo, tra le quali c’era Milano.
Un ambasciatore Dyson in ogni città – a Milano è toccato a Cristina Gabetti, giornalista che si occupa di sostenibilità ed è nota per i suoi servizi per Striscia la Notizia – si è spostato durante il lockdown (per quanto consentito) e dopo la fine delle restrizioni con lo zaino dotato del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria sulle spalle.
Ne è uscito un quadro molto interessante, riferito in modo particolare alle concentrazioni di NO2 – Biossido d’azoto e di polveri sottili PM 2,5.
Risultati
La presenza di NO2 – Biossido d’azoto nell’aria a Milano, in base alle misurazioni fatte dallo zaino di Cristina Gabetti, è raddoppiata dopo che le restrizioni alla circolazione di marzo e aprile del 2020 sono state tolte.
Il cerchio rosso nel grafico indica infatti un +100% riferito alla concentrazione di questo inquinante.
Questo risultato è in perfetta coerenza con quanto indicato dalla misurazione effettuata dalla NASA a livello planetario, che indicava una netta diminuzione della presenza di ossidi di azoto in atmosfera come evidente effetto delle forti limitazioni delle attività umane e – in particolare – della circolazione di veicoli su strada.
Polveri sottili
Apparentemente è molto più controverso il risultato relativo alle polveri sottili. In base alle misurazioni fatte dallo zaino sulle spalle di Cristina Gabetti, infatti, le PM 2,5 diminuiscono nel periodo successivo alle restrizioni, invece di aumentare come ci si aspetterebbe vista la ripresa del traffico stradale.
In realtà, anche questo risultato è allineato con le evidenze fin qui osservate in relazione alle polveri sottili.
La concentrazione di inquinante nell’aria a livello stradale dipende in modo decisivo da fattori esterni come la ventosità, l’umidità relativa, le condizioni meteorologiche.
Non ha nessun significato scientifico la sua misurazione in modo puntuale se è svincolata dalla relazione con gli elementi che ho indicato sopra e molti altri.
Qualità dell’aria
Il risultato dell’esperimento dello zaino Dyson, quindi, è prezioso nel confermare che un dato così complesso come quello relativo alla qualità dell’aria che respiriamo, e in particolare alle polveri sottili ha bisogno di un’analisi approfondita, costante e correttamente elaborata.
Zaino Dyson
Il “naso” dello zaino, cioè la parte dove sono posizionati i sensori, si trova dietro una piccola finestra ricavata nella tasca anteriore, che mentre lo si indossa è ben esposta all’aria.
Nello stesso alloggiamento è posizionato anche un Gps, in modo da poter georeferenziare gli spostamenti e le relative acquisizioni.
Lo zaino diventa veramente prezioso quando si organizza, completando le sue misurazioni con una vera e propria rete di acquisizioni distribuita sul territorio, un progetto completo di rilevazione e monitoraggio della qualità dell’aria a livello urbano.
Progetto Breathe London
Questo è esattamente ciò che sta succedendo a Londra, grazie all’opera di indirizzo della municipalità e al coinvolgimento di importanti partner scientifici e industriali.
Fase pilota nelle scuole
Tutto inizia nel 2019, quando nelle scuole primarie di cinque quartieri londinesi (Richmond, Greenwich, Haringey, Hammersmith and Fulham e il Royal Borough of Kensington and Chelsea) vengono distribuiti ben 250 zaini Dyson ad altrettanti studenti.
Il risultato è clamoroso, grazie alla tecnologia indossabile distribuita agli studenti si ottengono preziosissimi dati sulla qualità dell’aria dentro e fuori le scuole, oltre a dati puntuali e affidabili sulla qualità dell’aria nei percorsi casa-scuola.
Il tutto insieme a una sensibilizzazione senza precedenti di giovani cittadini, delle loro famiglie e della comunità sociale ed economica, che ha percepito l’incredibile opportunità offerta dall’esperienza collettiva.
Grande progetto
Nell’estate del 2021 partirà così un grande progetto di monitoraggio diffuso, contestualizzato e puntuale della qualità dell’aria a Londra.
Il progetto coinvolge gli individui, che grazie alla tecnologia indossabile degli zaini Dyson hanno dimostrato la loro affidabilità e l’importanza di un coinvolgimento ampio e condiviso. Ma anche le comunità di quartiere, come gruppi sportivi, di studio o culturali. E gli uffici, dove il business vive soprattutto grazie all’aria che respira, e non soltanto ai dati che appaiono sugli schermi dei computer. Con un coinvolgimento pieno e integrato degli organi di governo e di amministrazione locale.
Università, impresa e pubblica amministrazione
Il progetto Breathe London è coordinato dal gruppo di ricerca ambientale del’Imperial College di Londra, si sviluppa attraverso una rete di nodi di monitoraggio ambientale realizzati grazie ai sensori della Clarity Movement Co. con sede in California ed è finanziato dalla d’unicità di Londra e dalla Bloomberg Philantropies.
Schema semplice e vincente, che da sempre cerco di applicare nei miei progetti: università, impresa, governo locale e comunità.
Cosa aspettiamo in Italia per lanciare nelle nostre principali e inquinate città qualcosa di simile?